Gela. Un video artefatto con l’obiettivo d’incastrare quattro carabinieri, all’epoca dei fatti in servizio al nucleo operativo della caserma di via Venezia. Condannati a quattro anni in primo grado. Peppe Alferi e Francesco Giovane, dopo essere stati condannati a quattro anni di reclusione in primo grado, ritornano davanti ai giudici. I loro legali di fiducia, gli avvocati Giacomo Ventura e Maurizio Scicolone, hanno deciso d’impugnare il verdetto di condanna pronunciato nel luglio di un anno fa dal giudice Domenico Stilo. I due imputati, stando alle accuse, avrebbero preso parte al tentativo di modificare una registrazione video che sarebbe dovuta servire a far ricadere la responsabilità dell’incendio di una Mercedes sui quattro carabinieri che proprio in quel periodo seguivano un’indagine a carico del proprietario della vettura. Vincenzo Giuca, Stefano Di Simone, Giovanni Rizzo e Francesco Mangialardo, si sono tutti costituiti parte civile. In fase d’udienza preliminare, invece, arrivò il proscioglimento per cinque carabinieri, accusati di falso e rivelazione d’atti d’ufficio. Le immagini riprese dal sistema di videosorveglianza installato nell’abitazione di Francesco Giovane avrebbero immortalato, con evidenti tagli, i quattro carabinieri durante le fasi del rogo.
I dubbi dei magistrati della procura. Quel video, fatto recapitare ai carabinieri del nucleo operativo attraverso il titolare di un supermercato di via Tevere è risultato del tutto modificato. Adesso, Alferi e Giovane contesteranno la condanna davanti ai giudici della corte d’appello di Caltanissetta. Il giudizio di secondo grado inizierà a dicembre. Durante il dibattimento di primo grado, invece, i magistrati della procura sollevarono diversi dubbi sul coinvolgimento nella vicenda dei soli Alferi e Giovane. Il pm Calanducci non escluse l’esistenza di un livello superiore. I due imputati, però, scelsero di non rendere dichiarazioni.