Pochi fondi e manutenzione ai minimi termini, l’emporio arcaico di bosco Littorio non esiste più

 
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Gela. Era stato ribattezzato la piccola Pompei.


L’emporio non ha resistito. E’ bastato un forte acquazzone e l’incuria delle istituzioni a cancellare per sempre l’emporio arcaico-greco di bosco Littorio. Tra le dune di sabbia del sito di interesse archeologico erano state portate alla luce, nel dicembre del 1999, nove botteghe caratterizzate da muri di fragili mattoni crudi alti anche 2 metri e 70 centimetri. In pochi minuti sono stati trascinati dalla corrente d’acqua di un banale solco sulla sabbia. I danni all’Emporio sono incalcolabili, soprattutto se si considera la sua unicità. Era la testimonianza che a Gela, tra il V e VI secolo Avanti Cristo, esisteva una attività di commercio di notevole prestigio che garantiva alla città un ruolo predominante nel Mediterraneo e in tutta l’isola colonizzata dai Greci. Sono cadute molte pareti e gli stessi accessi alle nove botteghe, i cui prospetti erano caratterizzati da fori ritenuti, dagli studiosi, essere usati per esporre le merci che arrivavano dal mare. La pioggia, per fortuna, non ha cancellato il vano retrostante che caratterizza le piccole botteghe. Ancora sono visibili i fornetti per cuocere i cibi.

Una richiesta a Palermo. Il direttore del Parco archeologico, Ennio Turco, ha inviato al dipartimento dei Beni culturali di Palermo la richiesta per una perizia di somma urgenza. “Non si possono quantizzare i danni all’emporio arcaico greco – accusa Turco – sicuramente esistevano incongruenze rispetto ai lavori effettuati dai tecnici incaricati dall’allora Soprintendenza ai Beni culturali. Le canalette sono piccole e non lasciano defluire le acque piovane. Mi sono adoperato, ordinando un intervento provvisorio con una ditta locale. I problemi sono rimasti, la copertura è troppo alta e priva di protezioni laterali. Anche se questo è un problema minore. Per i muretti crollati chiederemo agli esperti di mattoni crudi una perizia per il ripristino dei luoghi. Per la somma urgenza stiamo ancora aspettando”. Dal giorno del suo rinvenimento si sono susseguiti gli inviti a realizzare una struttura indispensabile a conservare nel tempo il patrimonio di interesse archeologico che al suo interno aveva consegnato tra i tanti fittili e vasi anche le Arule, considerate tra i venti tesori della Sicilia, esposte al primo piano del museo archeologico. Nell’ottobre di tre anni fa erano stati annunciati importanti interventi di pulizia e recupero dell’emporio di bosco Littorio. Il progetto avrebbe dovuto coinvolgere l’amministrazione comunale capeggiata dal sindaco Angelo Fasulo, il Parco archeologico locale, la Marina militare americana e i volontari dell’associazione Triskelion, quest’ultimi avevano garantito la pulizia del sito. L’obiettivo era restituire l’emporio, rara testimonianza dell’attività greca di scarico, deposito e vendita di merci nei paesi del Mediterraneo, alla comunità gelese e ai turisti. In verità il sito è rimasto chiuso come del resto l’Acropoli. Il sito di Caposoprano, invece, ha riaperto al pubblico ieri. A distanza di venti giorni è rientrata l’emergenza sicurezza per la presenza di cani randagi. 

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