Gela è terra martoriata, per certi versi dimenticata dai suoi stessi figli, affumicata dalle ciminiere killer, mai, però, un gelese si è dimostrato sordo al richiamo di un altro gelese. Neanche stavolta.
Ruggisce Salvatore Spene dal suo profilo facebook dal quale ringrazia tutti e forse cisentiamo un pò piccoli di fronte a tanta forza e certo, forse, lo siamo.
A volte le parole tacciono però e si fanno silenzio.
Sono gentili, sanno che sono di troppo e si trasformano. Diventano azioni.
Ci mobilitiamo in massa, poco importa se lo conosciamo o no, qualcuno ha bisogno di aiuto e lo avrà, lo avrà tutto e avrà le preghiere, la speranza, l’amore.
La Gela per bene insomma, direi la “gela bene”, non quella dei salotti buoni (quali salotti poi?!?!), non quella che sforna bambini che non parlano con altri bambini se non hanno ai piedi un paio di “Converse”, ma, più orgogliosamente quella del “siamo la sintesi di ciò che abbiamo respirato in casa”, e questa Gela ci piace, e l’aria che ha respirato in casa è proprio buona. E siamo tanti, più di quanti pensiamo.
Il dolore degli altri fa sempre troppa paura, ci trova impreparati, ci spiazza, ci fa sentire esattamente come siamo: precari, e per reazione umana ci difendiamo ignorandolo, ci ritroviamo inconsapevolmente a giocare a nascondino con questo ma è del tutto inutile. Perdiamo. Lui ci trova sempre.
Stavolta però, così com’è successo già altre volte, non ci ha trovati sordi al suo richiamo: ogni bonifico, piccolo o grande che raggiunge Salvatore Spene, è una piccola dose di speranza, ogni monetina che cade in un salvadanaio al bar ha il suono della risata gioiosa dopo una tempesta, ogni canzone che gli artisti di Gela cantano per lui è un inno alla Vita, che a volte certo, si trasforma in una piccola guerra che vale sempre però la pena di combattere a muso duro.
E se i pugni in questa battaglia sono di Salvatore, le mani tese sono le nostre, le Vostre.
E questa è la Gela che ci piace,” terra d’amuri….. e manu tisi “
Abbiamo strade sporche ma cuore pulito e non siamo sordi al richiamo, mai.
Siamo candela che brucia il cinismo che spesso usiamo – sbagliando – nell’illusione che sia l’unico modo per restare a galla, che brucia le indifferenze, le annienta, che demolisce le autodifese ripristinando ciò che contraddistingue da sempre la “Gela bene”: tendere la mano, che è dovere e nello stesso tempo impresa da illuminati, che non è però e per fortuna, sintomo di un perbenismo borghese e per ciò stesso falso ma è balsamo esistenziale.
Perché l’amore non è solo preoccuparsi degli altri. L’amore è occuparsene.