Janis: la leggenda Janis Joplin rivive al cinema con la voce narrante di Gianna Nannini

 
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Esce oggi in sala, in occasione del 45esimo anniversario della scomparsa della cantante, avvenuta il 4 ottobre 1970, Janis, documentario su Janis Joplin diretto da Amy Berge presentato in anteprima mondiale alla 72esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia: con l’aiuto della famiglia dell’artista, la regista ha potuto visionare diverse ore di filmati privati, quaderni pieni di appunti, disegni e soprattutto mettere mano alla corrispondenza personale di Janis. Attraverso l’unione delle sue straordinarie esibizioni live e i testi delle lettere, la regista ha disegnato un ritratto toccante di Janis Joplin, raccontato, nella versione italiana, dalla voce narrante diGianna Nannini, che, ancora prima di diventare a sua volta una cantante, scelse proprio l’artista americana come argomento della sua tesi di laurea.

Nonostante la pelle bianca, la texana Janis Joplin ha dimostrato presto di possedere una voce graffiante e potente, degna delle cantanti di colore: insicura e timida a scuola, grazie alla musica l’artista ha scoperto un mondo completamente diverso, come ci ha raccontato a Venezia la regista di Janis, Amy Berg: “Janis adorava il palco, amava esibirsi: era la cosa che la faceva sentire meglio”.

Non molto alta e slanciata, Janis Joplin ha avuto vita difficile a scuola e all’università, dove i compagni la proclamarono crudelmente “uomo più brutto dell’anno”, segnandola in modo profondo: “Era molto condizionata dall’immagine delle ragazze carine, bionde e magre” ci ha detto sempre Amy Berg: “Nella sua città d’origine, in Texas, sentiva sempre la pressione di confrontarsi con questo modello: San Francisco invece ha reso il suo aspetto esteriore irrilevante, lì era quello che aveva dentro a renderla bella e affascinante. Quando sei felice e fai quello che ami tutti vedono quanto sei bella”.

Morta per overdose a soli 27 anni, Janis Joplin fa parte del triste “Club dei 27?: nel film le persone più vicine a lei parlano della sua dipendenza, dandosi ognuna una spiegazione diversa: “Non sapremo mai le sue vere motivazioni” ci ha detto Amy Berg, continuando: “Solo Janis avrebbe potuto fornirle: facendo ricerche su di lei ho scoperto che sentiva la sofferenza degli altri in un modo talmente profondo da farla stare male, al punto di dover fare qualcosa per non provare più quel dolore. Sentiva davvero le sofferenze altrui, è per questo che era così affascinata dal blues: questo l’ha resa un’artista incredibile, in grado di esibirsi di fronte a migliaia di persone ed emozionarle, ma allo stesso tempo l’ha resa vulnerabile”.

Una delle prime cantanti rock a diventare un’icona, Janis Joplin è una figura importante nel processo di emancipazione femminile, come ha ricordato Amy Berg: “Janis ha aiutato tutti noi, soprattutto le donne, ci ha aperto molte porte, è stata una delle prime donne a fare quello che sognava e voleva veramente. Oggi sono ritenute icone le persone popolari sui social media o quelle che fanno le cose che suscitano più scalpore: non celebriamo più talenti come quelli di Janis Joplin e a volte lo facciamo solo dopo che sono morti. Per questo credo che il cinema abbia la responsabilità di raccontare figure come quella di Janis”.

 

 

 

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