Gela. Dopo quella di Salvatore Blanco, arriva la scarcerazione anche per Luciano Albanelli e Alessandro Ficicchia.
L’operazione “Fenice”. Si tratta dei tre imputati di uno dei filoni processuali scaturiti dal blitz antimafia “Fenice” del gennaio di un anno fa. La decisione è addirittura arrivata durante una delle udienze del processo a carico dei tre niscemesi, accusati dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta di aver organizzato la ricostruzione della famiglia mafiosa di cosa nostra sull’asse Gela-Niscemi. Insieme a loro, nell’inchiesta finirono il gelese Alessandro Barberi e gli altri niscemesi Fabrizio Rizzo e Alberto Musto, di recente condannati in primo grado davanti al gup di Caltanissetta. Tra le accuse mosse dai magistrati della Dda nissena, quella di aver organizzato un giro d’estorsioni. Al centro degli interessi del gruppo, sarebbero finiti anche i titolari di diverse attività commerciali non solo a Niscemi ma anche a Gela. Ad ottenere la loro scarcerazione sono stati i legali di difesa, gli avvocati Giuseppe Lipera e Fabio Cavallaro. Stando al giudice Veronica Vaccaro che presiede il collegio penale del tribunale di Gela, non sarebbero scaduti i termini di custodia in carcere ma si sarebbero attenuate le esigenze cautelari. I due imputati avranno solo l’obbligo di presentarsi agli uffici della polizia. Nel procedimento, parti civili con l’avvocato Giuseppe Panebianco si sono costituiti i due fratelli presi di mira, titolari di diverse attività commerciali, e la stessa associazione antircket Gaetano Giordano. In aula, già nel corso della prossima udienza, verrà sentito il dichiarante Giancarlo Giugno, già uomo forte della famiglia mafiosa di Niscemi.