Aree industriali e patologie, ricerca su lavoratori locali: “Eccessi di tumori al polmone”

 
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Gela. Sono ancora elevate le percentuali per patologie che colpiscono lavoratori dei poli siciliani, a rischio industriale. I dati, che verranno pubblicati, sono stati presentati dall’Istituto Superiore di Sanità e dal dipartimento regionale delle Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico. L’attività di ricerca e analisi ha riguardato lavoratori impiegati nei poli produttivi di Gela, San Filippo del Mela-Milazzo e Priolo-Augusta. Sono state prese in considerazione le condizioni cliniche di lavoratori della raffineria di contrada Piana del Signore, della Sacelit di San Filippo del Mela e della Eternit di Siracusa. “La Regione Siciliana è tra le prime ad avere avviato un programma di intervento per il controllo dei rilevanti problemi di salute che emergono nelle zone ad alto rischio ambientale. L’analisi è stata effettuata dal dipartimento ambiente e salute dell’Iss e dal Dasoe (Servizio di sorveglianza epidemiologica diretto dal dottor Salvatore Scondotto). Dai dati riscontrati è emersa l’importanza del costante monitoraggio nonché della prosecuzione delle misure di prevenzione e di sorveglianza epidemiologica”, si legge in una nota diffusa dalla Regione. Quanto ai risultati, che verranno analiticamente pubblicati, è emerso che su 1.128 ex lavoratori del settore della produzione di manufatti in cemento-amianto, persiste “un’elevata presenza di malattie amianto-correlate, in particolare tra gli uomini. L’analisi della mortalità ha evidenziato tra gli uomini rischi in eccesso per asbestosi e per i tumori maligni (Tm) dello stomaco, della pleura e dei polmoni”, si legge in alcune conclusioni prodotte dallo studio. Sul fronte del comparto petrolchimico, che tocca maggiormente gli ex lavoratori locali, ci sono dati che erano già stati riscontrati con precedenti attività di approfondimento clinico. “Si conferma quanto emerso in precedenti studi riguardo ad eccessi per tumore del polmone – si legge – e dei ricoverati per malattie respiratorie acute e genito-urinarie (in misura maggiore tra gli operai rispetto agli impiegati)”. In totale, lo screening ha riguardato 5.627 ex lavoratori del comparto petrolchimico.

I ricercatori che hanno condotto le verifiche concludono spiegando che “l’esito dello studio evidenzia l’importanza del programma di sorveglianza sanitaria nei lavoratori, che i servizi di medicina del lavoro delle ASP siciliane hanno avviato nelle aree a rischio ambientale nell’ambito del programma organico di interventi sanitari varato dalla Regione estendendo le condizioni oggetto di monitoraggio al follow up ad ulteriori categorie diagnostiche”. Numeri che ancora una volta tracciano un quadro sanitario, molto complesso in territori che per decenni hanno ospitato l’industria pesante. In città, negli ultimi anni il ciclo tradizionale della petrolchimica è stato convertito con un nuovo processo green, anche se le conseguenze del passato si fanno sentire, almeno in base ai dati presentati.

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