Gela. Sono trascorsi ormai quasi dieci anni da quando l’insegnante Domenico Timpanelli fu arrestato, con la pesante accusa di detenzione, ai fini di spaccio, di circa un chilo di hashish. Da quel momento, iniziò la sua personale lotta per arrivare alla verità. Le successive indagini, che fecero cadere del tutto le accuse che gli venivano mosse, permisero di ricostruire un possibile piano per incastrarlo. Quella droga fu piazzata nel passaruote della sua vettura, affinché venisse ritrovata dai militari della guardia di finanza. Anche la posizione di un finanziere è stata al vaglio degli investigatori. Una condanna definitiva, per questi fatti, è già stata emessa nei confronti del faccendiere siracusano Biagio Tribulato, che la sta scontando. Secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo determinante nel far arrivare la droga in città, per incastrare Timpanelli. Nella vicenda è stato coinvolto l’assicuratore Vincenzo Acciaro. Nei suoi confronti era contestata l’accusa di calunnia. In primo grado, fu condannato a quattro anni di reclusione. La Corte d’appello dichiarò la nullità, con una decisione che il legale di Timpanelli, l’avvocato Vincenzo Ricotta, ha impugnato in Cassazione, così come fatto dalla procura generale. Il reato contestato ad Acciaro (difeso dall’avvocato Fabrizio Ferrara), con la conferma dei giudici romani, è comunque prescritto. La stessa Cassazione ha però riconosciuto la possibilità per Timpanelli di rivolgersi alla giustizia civile, per richiedere il risarcimento dei danni subiti. In base a quanto emerso dalle indagini, Acciaro avrebbe dovuto restituire somme per circa 250 mila euro all’insegnante. Quei soldi, però, Timpanelli non li ha ancora ottenuti. Dalle attività di indagini, è emerso che l’arresto dell’insegnante sarebbe dovuto servire ad evitare che potesse chiedere la restituzione del denaro. Furono ricostruiti contatti tra Acciaro e Tribulato, oltre a telefonate con uno dei finanzieri che all’epoca seguiva le attività. La scorsa settimana, la Corte di Cassazione non ha accolto il ricorso straordinario, avanzato sempre dalla difesa di Acciaro, su punti legati alla precedente sentenza e ad aspetti procedurali. Timpanelli, parte civile nell’intero giudizio, attraverso il proprio legale, in Cassazione, ha chiesto che il ricorso non venisse accolto. All’indomani di questa nuova decisione, l’insegnante conferma di voler proseguire.
“Sono passati quasi dieci anni da quando cercarono di mettermi la maschera da spacciatore – dice – sono finito in carcere e persi il mio lavoro. I miei soldi non li ho più riavuti. Potranno passare anche altri venti o trenta anni oppure tutta la vita, ma io proseguirò per riavere quello che mi spetta. La Cassazione ha riconosciuto responsabilità chiare, anche se c’è la prescrizione, e ora vado avanti per ottenere il risarcimento in sede civile”. Timpanelli è pronto anche a dar vita ad un’associazione. “Purtroppo, tanti, come è capitato a me, sono stati vittime di errori giudiziari – conclude – in città, ne ho già conosciuti e contattati alcuni. Vorrei far nascere un’associazione di innocenti, che si possano battere affinché quello che ci è capitato non si verifichi mai più. Non vado in cerca di criminali, sia chiaro. Vorrei solo fare da supporto a chi, come me, si è trovato ad affrontare un calvario infinito, con accuse ingiuste. Addirittura, con quest’ultimo ricorso in Cassazione, ci siamo trovati davanti ad una specie di quarto grado di giudizio, che finalmente è superato”.