Gela. L’ennesimo esproprio “allegro” del passato potrebbe causare anche conseguenze penali, se dagli uffici del municipio non daranno seguito alle richieste, avanzate dai giudici del Tar Palermo. Ad oggi, infatti, Palazzo di Città è ritenuto inadempiente nella procedura per un esproprio che risale ormai a ventitré anni fa. Un terreno privato venne occupato, ma senza la successiva emissione di un decreto di esproprio. Solo due anni fa, durante la fase commissariale, si dispose l’acquisizione sanante. Intanto, però, era già arrivato il verdetto dei giudici amministrativi, favorevole all’ex proprietario, che ha diritto ad ottenere le indennità previste, calcolate per un totale di circa 152 mila euro. Venne anche raggiunto un accordo con il Comune, per ricevere pagamenti rateizzati. Da quel momento, nonostante fosse stata annunciata anche la prenotazione di spesa, i soldi non sono mai stati trasferiti all’ex proprietario dell’area, che dopo aver ottenuto una prima decisione favorevole, risalente al 2016, ha dovuto proporre un giudizio di ottemperanza, sempre assistito dall’avvocato Calogero Giardina. I giudici del Tar Palermo, con l’ente che non si è costituito nel procedimento, hanno nuovamente chiesto delucidazioni al Comune, che però non ha risposto.
Ora, dovrà farlo nell’arco di venti giorni, altrimenti “in assenza di riscontro il collegio – si legge nell’ordinanza del Tar – trarrà argomenti di prova dal comportamento processuale dell’amministrazione intimata, ai sensi dell’art.64, comma 4, c.p.a., nonché provvederà a segnalare alle autorità competenti per le valutazioni sulle eventuali responsabilità di natura penale e amministrativa”. In base agli accertamenti, fino ad ora condotti, non risulterebbe neanche l’attivazione del relativo mutuo con Cassa Depositi e Prestiti né la definizione della procedura avviata dall’allora commissario straordinario.