Gela. Solo una lite, chiusa senza altre conseguenze. Il quarantenne Crocifisso Di Gennaro, arrestato con l’accusa di tentato omicidio, ha risposto alle domande del gip, che lo ha sentito in carcere, dove è recluso. Per i pm della procura e i carabinieri, ha investito il trentacinquenne Benedetto Giuseppe Curvà, che era in sella ad uno scooter, e l’avrebbe poi colpito usando una pesante catena. L’intenzione sarebbe stata quella di uccidere. Sarebbe stato spalleggiato da un minore, che era insieme a lui a bordo dell’auto. Invece, il quarantenne, che è già stato coinvolto in altre indagini, ha escluso il tentato omicidio e quello che si è verificato nelle ore successive. Difeso dagli avvocati Giacomo Ventura e Davide Limoncello, ha parlato di una lite, poi chiarita, negando di aver usato la catena per colpire Curvà. Tra i due ci sono rapporti di parentela, che secondo gli investigatori non li avrebbero comunque convinti a desistere. Curvà, infatti, è accusato a sua volta di tentato omicidio. Dopo essere stato aggredito, in via Bevilacqua, si sarebbe armato, sparando contro l’abitazione della famiglia di Di Gennaro e del minore, rischiando di colpire una ventiquattrenne che vive nell’immobile di via Annibal Caro. Il trentacinquenne (già coinvolto nell’inchiesta “Stella cadente”), sottoposto a custodia cautelare in carcere, si è presentato dal gip. Difeso dall’avvocato Giovanni Lomonaco, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L’inchiesta, avviata dopo i fatti dello scorso maggio, è stata coordinata dal pm Federica Scuderi e condotta dai carabinieri del nucleo operativo. Per la procura, le misure di custodia cautelare in carcere sono da confermare, mentre le indagini proseguono.