Gela. Sono circa trenta le famiglie colpite da casi di malformazioni neonatali che hanno scelto di citare in giudizio le società Eni, raffineria di Gela e Syndial.
I legali Eni hanno ricusato uno dei periti. Così, prosegue l’accertamento tecnico preventivo incardinato proprio dai legali delle famiglie nel tentativo di capire se possa esserci un’effettiva connessione tra i casi denunciati e la presenza industriale in città. Intanto, il giudice Alberto Leone ha deciso di riservarsi sulla nuova richiesta arrivata dai legali del gruppo Eni. Gli avvocati, infatti, contestano la presenza del dottor Fabrizio Nardo nel collegio peritale scelto per gli approfondimenti tecnici del caso. Come già capitato nel corso di altri procedimenti penali avviati nei confronti di responsabili locali del gruppo, è arrivata l’istanza che mette in dubbio la terzietà del chimico individuato per verificare, insieme ai colleghi, la possibile connessione tra le gravissime patologie e l’esposizione alle sostanze rilasciate dalla fabbrica di contrada Piana del Signore. Negli altri casi, le eccezioni sollevate nei suoi confronti sono state rigettate. Sono in totale sei i componenti del collegio peritale che, già negli scorsi mesi, hanno depositato la loro relazione.
Il tentativo di conciliazione. Le famiglie che hanno scelto di agire in giudizio sono rappresentante dagli avvocati Maurizio Cannizzo, Veruscha Polara, Lucio Greco e Luigi Fontanella. A conclusione dell’udienza, inoltre, il giudice Leone si è riservato di decidere circa la possibilità per il collegio peritale di avviare un tentativo di conciliazione tra le parti del procedimento. Un’opzione che dovrebbe condurre ad un confronto tra i legali Eni e quelli delle famiglie colpite.