Gela. Accatastare le piattaforme petrolifere come se fossero dei capannoni industriali e costringere l’Eni a pagare l’Imu come ogni altro contribuente.
E’ questo l’obiettivo che vuole perseguire l’amministrazione comunale, capeggiata dal sindaco Domenico Messinese, che si è rivolta all’avvocato aquilano Ferdinando D’Amario, primo in Italia a sollevare la questione difendendo diversi Comuni. Secondo il legale de l’Aquila “bisogna chiedere l’accatastamento per conoscere la rendita sulla quale calcolare le imposte. L’agenzia del territorio di Siracusa – spiega D’Amario – è riuscita ad attribuirla con il gps in aggiunta al sistema standard del mappale”. L’assessore ai Tributi, Fabrizio Morello, nel confermare che l’Eni non ha mai pagato un centesimo nonostante il procedimento avviato e accantonato dalla precedente amministrazione comunale ritiene anomalo il calcolo della rendita catastale rilevato per le due piattaforme, “Perla” e “Prezioso”, appartenenti al gruppo Enimed, che insistono al largo della costa gelese. “I militari della Guardia di finanza hanno calcolato un valore pari a 500 milioni di euro per la sola piattaforma “Perla” – sottolinea l’assessore Fabrizio Morello – per una rendita di 33 milioni di euro. Le due piattaforme gelesi, anche se molto più piccole, sono state valutate con un controvalore complessivo di appena 25 milioni di euro. Anche in questa circostanza l’Eni non ha mai accatastato le due piattaforme, preferendo operare abusivamente e pagare una semplice e irrisoria multa”.
“C’è un aspetto di natura etica – aggiunge l’assessore Fabrizio Morello – non capisco perché non bisogna avviare tutti quei procedimenti che possano garantire delle risorse alla nostra collettività. Il Comune aveva avviato un iter diversi anni fa per poi lasciarlo nel dimenticatoio. Vogliamo determinare il valore reale delle piattaforme e inoltrare al colosso Eni un avviso di accertamento dall’anno di imposta 2010 determinando un controvalore annuo di circa un milione di euro. Siamo certi che stiamo perseguendo la strada migliore. Dalla nostra parte abbiamo la giurisprudenza che in alcune circostanze ha riconosciuto le istanze avviate dalle amministrazioni comunali”.