Gela. L’assoluzione è diventata definitiva, non impugnata in appello. Antonio Passaro era stato coinvolto nell’inchiesta antimafia “Extra fines”, accusato di essere vicino al boss sessantenne Salvatore Rinzivillo. Lo scorso marzo, il collegio penale del tribunale ha emesso un verdetto favorevole, escludendo la sussistenza delle contestazioni mosse dai pm della Dda di Caltanissetta. Sono state emesse, invece, pesanti condanne per altri coinvolti, che ora si sono rivolti ai giudici di appello di Caltanissetta. Passaro chiederà di ottenere il riconoscimento dell’ingiusta detenzione. Dopo il blitz, venne arrestato e rimase detenuto, fino all’ottenimento di misure alternative. Con un passato da affiliato ai clan, spiegò però di essersi ormai allontanato da quegli ambienti. Le difese, sostenute dagli avvocati Giovanna Cassarà e Antonio Gagliano, nel corso dell’istruttoria dibattimentale di primo grado, sono riuscite a dimostrare che Passaro non ebbe legami con Rinzivillo né l’avrebbe sostenuto per la riscossione coatta di crediti o per altre attività illecite. Tutti elementi che hanno contribuito all’assoluzione. La difesa, dopo il verdetto favorevole, chiederà che a Passaro venga riconosciuto un ristoro per il periodo di ingiusta detenzione. Saranno i giudici a valutare l’istanza. I legali degli imputati condannati attendono invece la fissazione del giudizio di appello.
La procura ha impugnato anche per altri assolti in primo grado. Si tratta delle posizioni dell’imprenditore Emanuele Catania e di Giuseppe Licata. Il ricorso è stato avanzato rispetto ad alcune contestazioni mosse ad altri due imputati, Angelo Giannone e Carmelo Giannone, condannati dal collegio penale del tribunale.