Catania. Chi lavorava sul territorio niscemese doveva dare conto ai clan di mafia, sia di stidda che di Cosa nostra. Nella morsa delle estorsioni finirono diverse aziende gelesi, attive soprattutto negli appalti del servizio rifiuti. Il gup del tribunale di Catania ha rinviato a giudizio undici imputati, tutti ritenuti vicini ai clan di Niscemi. Il collaboratore di giustizia Antonino Pitrolo, a sua volta tra gli imputati, ha scelto di patteggiare. Hanno optato per il rito abbreviato, invece, Roberto Aleo e Salvatore Calcagno, che verranno giudicati a novembre, sempre dal gup del tribunale etneo. Gli altri coinvolti, invece, sono stati rinviati a giudizio e il dibattimento nei loro confronti si aprirà a dicembre, davanti al collegio penale del tribunale di Caltagirone. Si tratta di Francesco Amato, Gianfranco Arcerito, Salvatore Blanco, Salvatore Di Pasquale, Salvatore Ferrara, Salvatore Mastrantonio, Francesco Melfa, Salvatore Perticone, Rosario Russo, Rosario Zarba e Giuseppe La Russa. Gli investigatori e i pm della Dda di Catania hanno ricostruito un pezzo di storia criminale del territorio niscemese, con le aziende gelesi dei rifiuti e dell’edilizia che avrebbero pagato almeno fino al 2006. Diversi imprenditori, vittime dei clan, si sono costituiti parti civili, rappresentati dagli avvocati Fabrizio Ferrara, Stefano Scepi, Laura Cannizzaro e Salvatore Falzone. Il Comune di Niscemi, su decisione dell’amministrazione del sindaco Massimiliano Conti, è a sua volta parte civile, con il legale Aurelio Lattaferro.
Tutti i legali degli imprenditori hanno insistito per il rinvio a giudizio, così come il Comune niscemese. L’indagine consentì agli inquirenti di ricostruire il potere dei clan, con gli introiti che sarebbero arrivati dalle estorsioni. Chi non pagava, rischiava di subire danni e conseguenze ai cantieri e alle attività. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Francesco Spataro, Salvo Macrì, Fabio Bennici, Danilo Tipo, Luigi Cinquerrui, Agata Maira, Massimo Consortini, Eugenio Muscia, Barbara Biondi, Marco Greco, Donatella Singanella e Franco Passanisi.