Gela. Si ritornerà davanti ai giudici della corte d’appello di Caltanissetta solo per l’eventuale ricalcolo dell’ammontare della pena imposta al dipendente dell’ente provinciale Giovanni Sapienza.
La denuncia dell’imprenditore. I magistrati romani di cassazione, infatti, hanno rigettato il ricorso presentato dallo stesso Sapienza dopo la condanna a due anni di reclusione decisa proprio dalla corte d’appello di Caltanissetta. Il dipendente provinciale è stato giudicato colpevole di tentata induzione indebita e concorso in falso ideologico. Sette anni fa, i carabinieri fecero ingresso all’interno degli uffici gelesi della provincia e trovarono lo stesso Sapienza insieme al collega Crocifisso Iudice impegnati a trattare con un imprenditore al quale avrebbero chiesto il pagamento di cinquecento euro in cambio della distruzione di un verbale d’infrazione redatto proprio ai danni dell’azienda della vittima. L’imprenditore, prima di recarsi dai due funzionari, denunciò tutto ai carabinieri. La difesa di Sapienza, anche in cassazione, ha escluso che il dipendente avesse avuto un ruolo attivo nell’intera vicenda. Stando ai suoi legali, infatti, le richieste di denaro sarebbero state avanzate solo da Iudice mentre Sapienza si sarebbe limitato ad assistere. Una linea, però, che non ha trovato accoglimento.
Calcolo della pena da rideterminare. Così, i giudici di cassazione hanno rigettato quasi per intero il ricorso con il quale si chiedeva l’annullamento della condanna a due anni. E’ stato accolto solo nella parte in cui si contestava il calcolo della pena irrogata allo stesso imputato. Un procedimento penale è stato aperto anche a carico dell’altro dipendente della provincia finito al centro della vicenda. L’ente provinciale, invece, si è costituito parte civile con l’avvocato Rocco Guarnaccia.