Gela. Sono fissati per domani mattina gli interrogatori dei cinque arrestati, dopo la scoperta di una vasta discarica abusiva di inerti e rifiuti pericolosi, che venivano dati alle fiamme, in un’area di contrada Passo di Piazza. I coinvolti saranno sentiti dal gip del tribunale. Gli vengono contestati, allo stato, reati che vanno dallo smaltimento illecito di rifiuti fino all’incendio. Un’area, quella della “terra dei fuochi”, al confine tra Passo di Piazza e Bulala, a poca distanza dalla zona protetta del Biviere, che ormai da tempo è diventata meta per chi smaltisce illecitamente rifiuti di ogni tipo. In questo caso, l’attenzione degli investigatori si è concentrata sulla ditta intestata a Fontana e Di Simone, i due soci che sono destinatari dei provvedimenti restrittivi, eseguiti anche nei confronti di tre operai (un cittadino polacco e due nordafricani). Sono tutti ai domiciliari. Probabilmente, già nel corso dell’udienza di convalida di domani, la procura chiederà la revoca delle autorizzazioni della quelli la ditta è titolare, che consentivano attività di smaltimento di inerti e rifiuti, ma nel rispetto della normativa. Invece, secondo quanto accertato dai pm della procura e dai poliziotti, lo smaltimento avveniva nei campi abbandonati, abbattendo i costi e aumentando il guadagno. Saranno gli indagati a dover rispondere alle domande del giudice e dei pubblici ministeri, coordinati dal procuratore capo Fernando Asaro. L’indagine è stata affidata al sostituto Ubaldo Leo. Negli scorsi mesi, l’inchiesta giornalistica del format di Telegela “Trincee” aveva portato le telecamere nei terreni, ora posti sotto sequestro. Un provvedimento esteso anche ai due camion che sarebbero stati usati per trasportare gli inerti, poi dati alle fiamme. Nelle zona, sono tante le ditte che operano nello smaltimento, anche della plastica.
Un altro settore che è spesso stato a rischio e non mancano le discariche abusive, colme di plastiche delle serre, che vengono date alle fiamme, rilasciando in atmosfera sostanze molto pericolose. Plastiche e rifiuti speciali, come più volte denunciato dagli operatori della Riserva Biviere, finiscono anche nel sottosuolo, ricoperti da strati di terra o collocate lungo la costa, che si estende a Bulala.