Gela. Sospeso il servizio comunale di approvvigionamento idrico tramite autobotti. I mezzi a disposizione dell’autoparco comunale sono rimasti fermi a palo per problemi meccanici. E’ immediatamente esplosa la protesta. Soprattutto tra i residenti della frazione balneare di Manfria, Roccazzelle e zone non ancora servite, costretti a rimanere con i rubinetti a secco ormai da quasi dieci giorni. Un duro colpo anche per i turisti che si sono riversati nelle abitazioni estive per trascorrere una vacanza in città. Alcuni residenti di Manfria e delle abitazioni non ancora servite dalla condotta idrica, hanno appreso del disagio solo dopo avere pagato la retta per l’approvvigionamento tramite mezzi gommati. “La situazione va avanti da sempre – ammette l’assessore senza deleghe, Fabrizio Nardo – Avevo avviato un dialogo con il dirigente per cercare di ripristinare il servizio. Purtroppo il sindaco ha deciso di riprendersi la delega assessoriale. Di certo le autobotti del Comune necessitano di interventi manutentivi. L’unica in funzione non riesce a sopperire a tutte le richieste, anche per lo stato in cui versa. Troppi problemi di natura meccanica”. Tra i residenti della frazione di Manfria, è stata Nunzia Italiano, in via dei Caprifogli, a lanciare l’allarme. “dal 23 luglio siamo in attesa dell’autobotte per l’approvvigionamento idrico – accusa la donna – Abbiamo regolarizzato il pagamento per due utenze, pari a cinquanta euro, ma gli addetti del Comune non rispondono più a telefono. Ci avevano consigliato di rivolgerci direttamente al primo cittadino Domenico Messinese. La situazione è assurda. Intanto in sette siamo senz’acqua per lavarci. Il problema non investe solo i nostri due nuclei familiari, dove tra l’altro vivono un bimbo di undici mesi e una bimba di sei anni, ma tutte le utenze non ancora servite dalla condotta idrica. Qualcuno ha provveduto mettendo per una seconda volta mano al portafogli, rivolgendosi al servizio privato delle autobotti. In questa circostanza il prezzo lievita sensibilmente, passando dai venticinque euro del servizio pubblico ai cento euro di quelle private”.