Corsi acqua a rischio ambientale, Autorità bacino apre: “Inserirli nel piano regionale”

 
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Uno degli sversamenti nel fiume Gela

Gela. Da decenni sono corsi d’acqua che hanno anche risentito di gravissimi impatti ambientali, senza essere sottoposti a veri e propri controlli. Ora, sembrano destinati a rientrare nel Piano regionale delle acque, che è in fase di aggiornamento. Sono diversi i torrenti locali che, fino ad oggi privi di qualsiasi tutela, sembrano destinati almeno a far parte del piano regionale. Una questione affrontata dall’Autorità di bacino, che ha sentito in audizione anche i responsabili della Riserva Biviere, che tra le altre cose seguono questi aspetti. Negli scorsi giorni, Emilio Giudice, della Lipu, ha nuovamente rilanciato il rischio, più che concreto, della costante diminuzione del livello delle acque del lago. Un bacino che non riesce ad invasare e che secondo Giudice potrebbe andare verso il prosciugamento. Ma sono tanti i torrenti che negli anni sono stati alla mercè di tutti e senza un monitoraggio. Il piano di gestione, però, prevede per il territorio locale standard qualitativi assai superiori e i funzionari della Regione, seppur con evidente ritardo, sembrano aver colto le indicazioni, fornite da Giudice nel corso dell’audizione. Così, Comunelli, il fiume Gela, il Gattano, il Dirillo, Roccazzelli, e non solo, potrebbero diventare corsi d’acqua coperti dal piano regionale e dai controlli che prevede, almeno sulla carta. “Arpa – dice Giudice – non ha mai fatto controlli né delineato lo stato ecologico di questi torrenti. Spesso, si parla del fiume Gela, anche questo non è mai stato monitorato, perché non ricompreso nel piano regionale, dove ora potrebbe trovare spazio. Il paradosso, in ogni caso, rimane, perché l’Autorità di bacino ha comunque confermato che Arpa non ha risorse a sufficienza per fare i controlli. Ci sarebbero gli estremi per un’infrazione, in base alle norme dell’Unione Europea”. Il piano di gestione, da quando ha efficacia, prevede che sullo standard qualitativo delle acque si facciano controlli, in realtà mai condotti. Tanti corsi d’acqua, nel tempo, si sono trasformati in discariche, compromettendo l’intero sistema.

L’apertura dall’Autorità di bacino è arrivata, anche se serviranno nuovi incontri. “E’ un primo passo – aggiunge Giudice – che dimostra l’importanza del piano di gestione, in vigore da anni, ma mai applicato, neanche per il sistema delle acque. E’ una fonte sovraordinata ed è gravissimo che non sia stato osservato. Della questione, non a caso, si è occupata l’Unione Europea”.

1 commento

  1. L’ARPA non funziona e lo stato dei corsi d’acqua che dovrebbero essere monitorati, e’ assai carente. Mi chiedo se questi organismi fantasma non funzionano bisogna porre rimedi e bisogna riformare queste agenzie regionali che esistono solo sulla carta.

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