Postalmarket, il mitico catalogo di vendite per corrispondenza che, per decenni, ha fatto sognare le donne (ma anche qualche uomo) di tutta Italia ha chiuso definitivamente i battenti. Il tribunale di Udine ne ha decretato il fallimento sulla base dell’istanza presentata dall’amministratore straordinario del Gruppo Bernardi (che nel 2003 lo aveva rilevato, sperando in un rilancio mai avvenuto).
Nata a Milano nel 1959 da un’idea rivoluzionaria diAnna Bonomi Bolchini (che si era lasciata ispirare dal modello statunitense della vendita per corrispondenza), la Postalmarket, anno dopo anno, è cresciuta fino al punto di dare lavoro a 1.400 dipendenti e superare le 45 mila spedizioni giornaliere (per un fatturato annuo di 600 miliardi di lire).
Su Postalmarketsi poteva acquistare veramente di tutto:capi d’abbigliamento, articoli per la casa (dall’apriscatole alla zuppiera),orologi, piccoli gioielli tecnologici, giocattoli e persino l’intimo(mutandoni e pancere compresi!). Nel giro di pochi giorni, quanto ordinato arrivava mediante pacco postalee aprirlo era una vera festa per tutta la famiglia.
Tra gli anni ’70 e ’90, grazie a questo catalogo (che in copertina spesso e volentieri vedeva testimonial del calibro di Ornella Muti, Dalila, Isabella Ferrari, Carol Alt) milioni di donne hanno potuto sognare sfogliando le pagine di un immenso centro commerciale fatto di carta, foto, colori e codici.
Dal punto di vista organizzativo, l’azienda milanese, sembrava anticipare i tempi: pioniera dell’e-commerce, però non ha saputo cogliere, e vincere, la sfida dellevendite on line.
Il fallimento Postalmarket chiude, definitivamente, un’epoca e, forse, dopo un primo momento di nostalgia, si può cogliere l’occasione per riflettere: perché mentre colossi come Amazon ed Alibabà sono sempre più competitivi (il primo è pronto addirittura a “far guerra” alle catene di supermercato), in Italia, salvo rarissime eccezioni, mancano ancora vere e proprie piattaforme logistiche in grado di sfidare i grandi top-player internazionali?