Gela. Sono ventisei in totale gli indagati nell’inchiesta condotta dalla procura locale, che ha fatto emergere ingenti furti d’acqua lungo la condotta Gela-Aragona. Pm e poliziotti del commissariato hanno condotto un’attività di indagine durata circa un anno. Gli indagati, per quattordici dei quali è previsto anche il divieto di accedere alle proprietà, sono tutti agrigentini. A risentire dei furti, avvenuti su una condotta destinata all’acqua potabile per le abitazioni, sono stati soprattutto cittadini di Licata. Come ha spiegato il procuratore capo Ferdinando Asaro, l’inchiesta è partita dopo un esposto di Siciliacque. Addirittura, su 75 litri al secondo destinati al serbatoio di Licata ne arrivavano soltanto 2. Il sostituto procuratore Luigi Lo Valvo ha parlato di indagini ancora in corso e del fatto che i pozzi privati che servivano i terreni fossero sempre pieni mentre a Licata l’acqua non arrivava.
Le indagini anche sui luoghi sono state condotte dai poliziotti del commissariato, che sono riusciti a ricostruire con immagini dall’alto gli ammanchi. Gli allacci abusivi pare fossero molto diffusi. Tra gli indagati c’è anche un agrigentino con precedenti per associazione mafiosa. Come indicato dal dirigente di polizia Felice Puzzo, sarebbero stati minacciati anche operatori di Sicliacque. Le indagini sono in corso e potrebbero esserci ulteriori sviluppi.