Gela. Per i pm della procura, ci sarebbero state pesanti irregolarità nella gestione di un’area, nella disponibilità di Tekra, nel tempo utilizzata come centro comunale di raccolta dei rifiuti, seppur non definitivo. Come riferito ad inizio giugno, i giudici della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso dei pm della procura, che chiedevano di annullare il no al sequestro dell’area, che era stato deciso sia dal gip del tribunale sia dal riesame di Caltanissetta. I magistrati della procura hanno avviato un’indagine sulla gestione del Ccr, ipotizzando la frode in pubbliche forniture e la gestione non autorizzata di rifiuti. La procura si è rivolta alla Cassazione, non concordando con le decisioni del gip e del riesame. Per i pm, ci sono tutti i presupposti per sequestrare l’area. Gli accertamenti, tra le altre cose, si sono concentrati sulle somme che il Comune riconosce all’azienda per l’area, ma che non sarebbe mai stata veramente adattata ai parametri normativi. La Cassazione, ha invece confermato la decisione del riesame, respingendo il ricorso e la richiesta di sequestro. Le motivazioni sono state depositate. L’inchiesta tocca responsabili di Tekra e funzionari del Comune. In totale, sono nove. Come si legge nelle motivazioni pubblicate, per i giudici romani mancano i presupposti del fumus commissi delicti e del periculum in mora. Il sequestro inoltre è visto come una misura non congrua rispetto a quanto attualmente contestato, con il rischio, secondo i giudici, di creare ripercussioni sull’intero servizio di raccolta dei rifiuti sul territorio. “Ineccepibile si appalesa la valutazione compiuta dal Tribunale del riesame allorchè ha reputato inammissibile per aspecificità ab extrinseco del motivo d’appello con cui il pubblico ministero – si legge nelle motivazioni – si è limitato a ribadire gli elementi già sottoposti alla delibazione del primo giudice e da questi motivatamente disattesi, senza contrapporre alle argomentazioni del gip puntuali considerazioni di segno contrario”. La Cassazione approfondisce ancora di più e si legge che “il tribunale ha rilevato correttamente (stante l’aderenza al corredo motivazionale del provvedimento appellato) che il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta di sequestro preventivo dell’area in oggetto reputando: a) insussistenti il fumus commissi delicti e il periculum in mora quanto al reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata sub capo 1), non risultando l’area destinata in forma stabile alla raccolta abusiva ed essendo il rischio di ripetizione degli illeciti ovviabile altrimenti; b) implicitamente insussistenti il fumus ed il periculum del reato di frode nelle pubbliche forniture, nella parte in cui ha escluso profili rilevanti di inadempimento da parte della “Tekta srl” ed ha ritenuto fronteggiabile aliunde il rischio di reiterazione criminosa; c) in ogni caso assenti la strumentalità e la proporzionalità del provvedimento ablativo richiesto. Nessun vizio coltivabile dinanzi a questa Corte di legittimità è ravvisabile nell’ultimo passaggio logico-argomentativo dell’ordinanza, nel quale i giudici dell’impugnazione cautelare hanno escluso i presupposti per poter disporre il sequestro preventivo dell’area stante l’assenza dei requisiti di strumentalità e di proporzionalità dell’ablazione”.
Considerazioni sostenute dai legali degli indagati, che si sono opposti al sequestro. La Cassazione conclude ribadendo che il sequestro si sarebbe rivelato “spropositato” rispetto al fondamento delle contestazioni. L’indagine pare vada comunque avanti. Ormai da tempo, i pm della procura tengono sotto stretta osservazione l’intero sistema locale dei rifiuti e sono in corso diversi giudizi, scaturiti da inchieste che hanno toccato il settore. Tema che anche di recente è ritornato a far discutere, mentre da settembre dovrebbe iniziare la procedura per il passaggio di consegne dalla Tekra alla “Impianti Srr”, società in house che si occuperà dell’intero servizio. Dalla Regione è stato invece confermato un finanziamento di poco superiore al milione di euro per realizzare un Centro comunale di raccolta, a Macchitella. Dovrebbe essere la soluzione per ovviare definitivamente all’assenza di un sito di questo tipo.