Gela. Venne gravemente ferito, in pieno centro storico, ma nelle ore immediatamente successive all’agguato sarebbe comunque riuscito ad ordinare una sorta di ritorsione ai danni di chi lo aveva affrontato. Il trentasettenne Gaetano Marino, coinvolto alcuni anni dopo nella maxi inchiesta antimafia “Stella cadente”, dovrà rispondere all’accusa di essere stato il presunto mandante degli spari contro l’abitazione di chi lo aveva colpito, Salvatore Noviziano. L’agguato a Marino avvenne in via Trieste, mentre passeggiava proprio in centro storico. Subì diverse conseguenze ma probabilmente riconobbe subito Noviziano. Secondo i pm della procura, nonostante l’accaduto, riuscì a dare indicazioni per intimidire lui e i familiari. A sparare contro l’abitazione, in base alle accuse, sarebbe stato il ventisettenne Andrea Romano, a sua volta poi toccato dall’indagine “Stella cadente”. Romano, anche in base alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giovanni Canotto, avrebbe agito insieme ad altri presunti complici, che non sono stati identificati. Avrebbero avuto a disposizione un fucile e una pistola. Marino e Romano dovranno presentarsi davanti al gup del tribunale, il prossimo ottobre. Dopo la chiusura delle indagini, è stata fissata l’udienza preliminare.
I magistrati della procura hanno avanzato richiesta di rinvio a giudizio. Le attività investigative sono rimaste sotto la competenza dei pm locali, nonostante il sospetto che la resa dei conti potesse collegarsi ad ambienti della criminalità organizzata. Il tentato omicidio di Marino si verificò nell’aprile di cinque anni fa. Poche ore dopo, qualcuno sparò contro l’abitazione di Noviziano. Entrambi gli accusati sono difesi dall’avvocato Francesco Enia.