Gela. L’investimento da 2,2 miliardi di euro relativo al progetto Eni, sottoscritto al Mise il 6 novembre scorso, è fermo ancora al palo. Stessa situazione per l’avvio delle azioni relative al riconoscimento dell’area di crisi complessa il cui bando non è stato ancora pubblicato nella gazzetta ufficiale. Mancano le autorizzazioni indispensabili ad agevolare nuovi insediamenti produttivi atti a garantire il mantenimento occupazionale. Sono questi i punti salienti che hanno caratterizzato il summit a palazzo di Città tra i vertici dell’amministrazione comunale, e tutti gli attori principali firmatari dell’accordo sulla riconversione della fabbrica e l’avvio delle estrazioni di gas on e off shore. Il gruppo del colosso energetico del cane a sei zampe è stato rappresentato dall’amministratore delegato della RaGe, Alfredo Barbaro, e dal presidente Enimed, Massimo Barbieri. Per la Legacoop erano presenti Giovanni Salsetta e Leonardo Li Causi, mentre per Confindustria: Rosario Amarù, Carmelo Turco e Carlo La Rotonda. Tra gli esponenti confederali hanno preso parte all’incontro: Ignazio Giudice (Cgil), Emanuele Gallo (Cisl), Franco Tilaro (Ugl) e Maurizio Castania (Uil). “Il protocollo è bloccato, gli attori principali si lamentano dell’inerzia del ministero e del governo regionale – ammette l’assessore Simone Siciliano – Anche i vertici Eni hanno lamentato un ritardo sul rilascio delle autorizzazioni. L’amministrazione comunale rivendica un ruolo da protagonista per verificare lo stato di avanzamento dei contenuti inseriti nel progetto sottoscritto al ministero per lo Sviluppo economico. Stiamo istituendo un tavolo di coordinamento capace di monitorare e accelerare le azioni del protocollo. Naturalmente al tavolo faranno parte tutte le figure istituzionali e gli attori firmatari dell’importante progetto di investimento nel territorio. Nessuno dovrà sentirsi escluso, nell’interesse della collettività”. Tra gli assenti, al tavolo tecnico convocato ieri dal sindaco Domenico Messinese e tenutosi al municipio, gli esponenti del governo regionale. “La Regione non è stata invitata perché avevamo già avuto con loro un primo incontro chiarificatore – aggiunge l’assessore Siciliano – Nessuno scontro. Stiamo già lavorando per un incontro esecutivo che sarà aperto a tutti gli attori con potere decisionale”. “Non si va avanti per la mancanza delle autorizzazioni. L’Eni è pronta – aggiunge Giovanni Salsetta, Legacoop – Abbiamo proposto di sollecitare la Regione e il ministero. Il sindaco e gli assessori sono disponibili. Vogliono una collaborazione per portare avanti il processo produttivo. Noi aziende siamo al collasso. Nello specifico, sono 40 su 130 i lavoratori attivi alla Edilponti, gli altri vanno avanti solo grazie alla cassa integrazione”.
Secondo Eni sono 13 i cantieri in esecuzione e 18 quelli da attivare. Gli investimenti relativi alle opere di compensazione da 32 milioni non sono mai stati definiti. Sarebbe in discussione anche la fattibilità dell’intervento alla diga Disueri. “Non possiamo usare parte di quelle somme – conclude Siciliano – per coprire gli interventi a carico di Eni”. Tra questi figurerebbe il trasferimento delle due camere coke abbandonate sul molo del porticciolo.