Gela. Una perizia tecnica su tutte le intercettazioni, telefoniche e ambientali, anche su quelle autorizzate all’indomani del ritrovamento del corpo senza vita dell’allora ventiduenne Orazio Sotti.
Le intercettazioni successive all’omicidio. La decisione è stata adottata dai giudici della corte d’assise di Caltanissetta davanti ai quali si sta celebrando il dibattimento nei confronti dei fratelli niscemesi Giuseppe e Salvatore Cilio, accusati dell’omicidio del giovanissimo idraulico, freddato nel dicembre di quindici anni fa davanti al garage della sua abitazione di Fondo Iozza. Erano stati i legali di difesa, gli avvocati Salvo Macrì e Luigi Cinquerrui, a chiedere che l’esame del perito si estendesse alle attività d’indagine immediatamente successive alla sera dell’omicidio. I magistrati della procura che rappresentano l’accusa in aula, invece, avevano chiesto che le valutazioni tecniche prendessero in considerazione solo il materiale relativo alle indagini partite dopo la riapertura del caso. L’identità degli autori dell’azione di sangue che mise fine alla vita di Orazio Sotti, infatti, rimase nell’ombra per diversi anni fino a quando non si arrivò all’arresto dei due fratelli niscemesi. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile con l’avvocato Giuseppe Cascino. I difensori degli imputati mirano a ricostruire l’intero tessuto di conoscenze e possibili rivalità che, nei mesi precedenti all’omicidio, avrebbe fatto parte della quotidianità del ventiduenne. In base alla ricostruzione d’indagine, i Cilio avrebbero agito per vendicare la relazione sentimentale che lo stesso Sotti aveva intrattenuto con le loro rispettive compagne. Si tornerà in aula il prossimo 16 settembre proprio per iniziare a valutare il contenuto dell’attività peritale.