L’accusa di mafia non regge, primi annullamenti dopo il blitz “Malleus”: droga e armi per i Rinzivillo

 
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Gela. L’accusa di far parte del “rinato” clan Rinzivillo inizia a non tenere.

Cade l’accusa di associazione mafiosa. I primi provvedimenti d’annullamento delle ordinanze emesse dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta arrivano per gli indagati nell’inchiesta “Malleus”. Sono state accolte, infatti, le richieste avanzate dai difensori di alcuni degli arrestati. Viene meno l’accusa di associazione mafiosa nei confronti di Gaetano Smecca, Giuseppe Domicoli e Antonio Radicia. Nel primo caso, i giudici del riesame di Caltanissetta hanno annullato l’ordinanza rispetto a tutti i capi d’imputazione contestati. Per Domicoli e Radicia, invece, viene meno la contestazione mafiosa ma rimane quella di aver fatto parte di un gruppo attivo nel mercato della droga locale e, così, rimangono in carcere. Le accuse nei loro confronti sono state contestate dai difensori Davide Limoncello e Flavio Sinatra. Respinti, invece, i ricorsi nel caso di Massimo Gerbino e Giuseppe Schembri.

Annullamento per Longo. Lascia gli arresti domiciliari, inoltre, Valerio Longo. E’ stato accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giovanni Lomonaco che lo assiste. Longo viene accusato della detenzione di un’arma. Nelle prossime ore, nuovi verdetti arriveranno dai giudici del riesame. Altri indagati, in ogni caso, attendono che i ricorsi dei rispettivi difensori vengano trattati. Tutti hanno sempre escluso di aver fatto parte del clan Rinzivillo che, stando a magistrati della Dda nissena, si sarebbe riorganizzato. Già all’indomani del blitz, era arrivato l’annullamento in favore di Domenico Trespoli.

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