Cosa nostra voleva annientare gli stiddari, omicidi e morte: definitivo l’ergastolo di Emanuele Argenti

 
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Gela. La posta in gioco era decisamente pesante, cosa nostra e stidda si contendevano il controllo della città. Il carcere a vita. In questo cruento duello, fatto di sangue e morti, si collocarono l’omicidio di Salvatore Lauretta e Orazio Coccomini, l’esecuzione di Vincenzo Cocchiara e il tentato omicidio di Marco Iannì. Azioni tutte condotte dai killer di cosa nostra che sono costate l’ergastolo ai fratelli Nunzio, Alessandro e Davide Emmanuello e ad Emanuele Argenti. Carcere a vita, adesso, diventato definitivo proprio per il cinquantanovenne Emanuele Argenti di Guido. Dopo l’ultimo verdetto dei giudici della Corte di cassazione che hanno respinto il ricorso presentato dal suo legale di fiducia, l’avvocato Ernesto Brivido, la condanna è diventata esecutiva. Una sorte analoga a quella di due fratelli Emmanuelo. Nel gennaio di un anno fa, i quattro erano già stati condannati all’ergastolo dai giudici della corte d’assise d’appello di Caltanissetta. Le spedizioni di sangue vennero ricostruite dagli investigatori e finirono nell’inchiesta “Genesis”: piani di morte programmati a cavallo di appena tre mesi all’alba degli anni ’90.

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