Caltanissetta. Sette arresti per mafia, droga ed estorsioni nel nome di Cosa Nostra. Sono stati i poliziotti della Squadra mobile, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Uno degli arrestati è ritenuto il reggente di Cosa nostra a Caltanissetta, che avrebbe approfittato del vuoto di potere per via dei tanti arresti e dei pentimenti per prendere in mano l’organizzazione criminale.
Facendo sfoggio del suo strapotere delinquenziale, si è speso costantemente per il reperimento di denaro necessario per il sostegno della carcerazione dei detenuti mafiosi.
Lo stesso ha fidelizzato tutti i suoi affiliati tranquillizzandoli sempre del fatto che, qualora arrestati, lui si sarebbe impegnato al loro mantenimento in carcere, come fatto in passato in occasione di loro precedenti arresti, che non lo hanno mai tradito.
Il sodalizio era anche dedito a una capillare attività di estorsione ai danni di imprenditori nisseni. Il metodo utilizzato è di provenziana memoria, ovvero attraverso lo scambio di “pizzini”, nella convinzione di poter eludere le indagini da parte della Polizia. Un importante svolta delle indagini è scaturita in occasione della notifica di un avviso di conclusione indagini, inerenti un procedimento per droga,; in quell’occasione, a conferma del suo ruolo di vertice, lo stesso si è preoccupato di fare accantonare delle somme di denaro necessarie al suo mantenimento una volta che fosse stato arrestato anche lui. Di particolare interesse lo stupore del capomafia che si è ritrovato indagato nonostante le accortezze impiegate, quali spostarsi per “chilometri” per parlare di persona con i suoi accoliti o riportare tutto su “pizzini” che poi ingoiava.
Il ruolo di capo dell’organizzazione mafiosa riconosciuto all’arrestato sul territorio è stato desunto da innumerevoli episodi quali, ad esempio, la richiesta d’intervento da parte di alcuni pregiudicati nisseni che lo avevano chiamato a svolgere il ruolo di paciere; la risoluzione di controversie sorte tra due imprenditori nell’ambito delle trattative di vendita di un autolavaggio; la manifesta volontà di inserirsi nei lucrosi settori della compravendita immobiliare, dei lavori di edilizia, dopo essersi già inserito in quello della vendita di autovetture, così da assicurarsi canali di investimento per il riciclaggio dei proventi delle attività illecite e ottenere così guadagni in nero da destinare anche al mantenimento delle famiglie dei carcerati. La cassa dell’organizzazione mafiosa è stata foraggiata grazie all’intensa attività di spaccio attuata dallo stesso e dai suoi sodali, arrestati, ed anche grazie alla tradizionale attività estorsiva, cui sono stati sottoposti diversi commercianti di Caltanissetta e provincia, cui è stato apertamente spiegato che le dazioni estorsive servivano anche per mantenere i detenuti.
L’intera attività investigativa si è basata su intercettazioni telefoniche e ambientali, senza che nessun apporto dichiarativo sia stato fornito dalle vittime delle estorsioni; ciò a riprova dell’immutata forza di intimidazione del sodalizio mafioso in grado di imporre un clima di diffusa omertà. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 36.000 euro in contanti e 1 kg. di cocaina.