Gela. Una città nella quale mancano ancora tanti servizi e, probabilmente, anche una vera idea di comunità. Ne è convinto Marco Di Dio, che negli ultimi mesi ha più volte organizzato delle iniziative per dare un proprio contributo, lì dove non arrivano gli interventi istituzionali. E’ stato lui, anche simbolicamente, ad acquistare tutto il necessario per ripulire i servizi igienici della villa comunale. “Da semplice figlio di una comunità, io mi chiedo, è stato ascoltato abbastanza il cittadino? Ha avuto servizi adeguati? È stato aiutato fino in fondo? Sono domande alle quali la politica locale dovrebbe rispondere più spesso, così come sarebbe utile se si interrogasse sulle tante mancanze evidenti di un territorio così vasto. Mancanze che, vuoi o non vuoi, ci sono, tra crisi pandemica e situazioni soggettive difficili che portano alla povertà e allo smarrimento. Dire che tutto è perfetto mi sembra alquanto strano. Se da un lato si cerca di porre rimedio con lavori di miglioramento strutturale, dall’altro i cittadini lamentano i soliti problemi legati alla pulizia e all’igiene ambientale. Inoltre, come mai non ci sono servizi igienici all’interno della stazione ferroviaria? Mancanza di personale o cosa altro? – chiede – mi sembra una domanda lecita, dal momento che, i miei stessi genitori, più volte tornati da viaggi estenuanti, hanno riscontrato l’effettiva assenza di bagni, mentre a Caltanissetta e Catania sono perfettamente funzionanti. Come si spiega? Ovviamente, tralascio la questione della villa comunale, per la quale mi sono speso anche troppo con piccole iniziative di decoro igienico e alle quali, francamente ho deciso di rinunciare, visto che poi vengo pure accusato di gettare discredito solo perché accendo i riflettori su una questione importante. Io sono soltanto un uomo di quaranta anni che ama la propria città, che ha sempre sentito parlare di politiche attive e di rilancio per oltre due decenni, quali? Me lo chiedo ancora. Sinceramente, vorrei solo una città aperta al dialogo, dove la politica possa diventare strumento di partecipazione e confronto con il cittadino, attraverso logiche di sostegno concreto e potenziamento di servizi essenziali”. Richiama la necessità di istituzioni politiche che siano vicine alla comunità.
“Non amo le polemiche e sono vicino a coloro che lavorano per il bene comune, politici compresi. Tuttavia, questo bene comune deve trovare sfogo in una comunione di intenti e idee, lontana da divisioni o personalismi. A mio avviso – conclude – si può fare ancora di più con un sistema di collaborazione che si interessi dei bisogni sociali. Bisogni attuali, bisogni veri, da toccare con mano dentro l’estrema difficoltà dei più fragili o nelle periferie sperdute. Questa città ha necessità di essere ascoltata in ogni momento”.