Gela. E’ stato lungo l’esame di uno dei finanzieri che per mesi si occupò di approfondire tutti i sospetti investigativi che si muovevano intorno all’appalto rifiuti affidato a Tekra, ormai nel 2014, e ancora oggi gestito in proroga. Secondo i pm della procura, ci sarebbero stati anche rapporti corruttivi. Dai servizi aggiuntivi alle proposte migliorative del contratto, sarebbero state diverse le anomalie. Il militare ha risposto in aula, davanti al collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni). I pm della procura, i sostituti Luigi Lo Valvo e Mario Calabrese, attraverso le domande poste al testimone, hanno ripercorso un lungo arco temporale, tutto scandito dai rapporti tra Palazzo di Città e Tekra. L’attenzione degli investigatori si concentrò, tra le altre cose, su un dipendente dell’ente, poi deceduto, che avrebbe trasmesso all’azienda campana anche fatture per acquisti personali, nonostante si occupasse di vigilare sul servizio rifiuti e sulle attività svolte dall’azienda. E’ emersa, come ha confermato il finanziere, l’assunzione del figlio del dirigente Patrizia Zanone (che coordinò anche il settore ambiente del municipio), alle dipendenze della società “Aurora”, che forniva servizi proprio a Tekra. “E’ stato accertato attraverso la documentazione Unilav”, ha detto. Nel corso delle indagini, vennero effettuate perquisizioni in sedi di società e nelle abitazioni di imprenditori e funzionari municipali. Anche sul sistema dei servizi aggiuntivi ci furono diverse valutazioni investigative. “Da maggio 2014 fino a luglio 2015 – ha proseguito il teste – vennero versati circa tre milioni di euro, solo di servizi aggiuntivi, su un costo totale di almeno sette milioni di euro”. Accertamenti furono condotti sul capitolato d’appalto e sul numero di dipendenti assunti da Tekra. A processo, rispondono alle accuse gli ex sindaci Angelo Fasulo e Domenico Messinese e ancora la proprietà di Tekra, con Alessio Balestrieri, Antonio Balestrieri e Maria Cerasuolo, oltre al referente locale del gruppo Andrea Dal Canton, il dirigente comunale Patrizia Zanone, l’ex direttore per l’esecuzione del contratto Valter Cosentino e la dirigente Concetta Meli, già in servizio all’Ato rifiuti. Il Comune è parte civile, con l’avvocato Francesco Salsetta. Secondo gli inquirenti, gli imprenditori di Tekra non avrebbero mai veramente adempiuto a diversi punti del contratto, con servizi pagati ma non svolti. Contestazioni, che già in fase di udienza preliminare, le difese respinsero.
Anche questa mattina, i legali degli imputati sono ritornati a chiedere delucidazioni sulle indagini, a partire dai rapporti tra Comune, Srr e Ato Cl2, soprattutto a partire dalle competenze sulla gestione effettiva del servizio. Tutti gli imputati hanno sempre negato qualsiasi irregolarità, facendo riferimento ad una gara affidata dopo procedure di legge, senza forzature. Gli imprenditori di Tekra (difesi dagli avvocati Sinuhe Curcuraci e Salvatore Morreale), in più occasioni si sono detti estranei a qualsiasi possibile illecito. Sulla gestione del servizio e su possibili anomalie, in municipio l’assise civica decise di costituire una commissione interna di indagine, di tipo politico. Tra gli altri aspetti, i pm hanno citato la relazione di minoranza che allora venne redatta da uno dei componenti di quella commissione, il consigliere comunale del Movimento cinquestelle Angelo Amato, che più volte sollevò dubbi e forti sospetti, poi ripresi nel suo lavoro conclusivo. Gli imputati sono difesi dai legali Flavio Sinatra, Maria Licata, Rocco La Placa, Franca Gennuso, Antonio Gagliano, Venere Salafia e Giuseppe D’Alessandro. Nelle prossime udienze, verranno sentiti altri investigatori e l’imprenditore Giuseppe Romano, che a sua volta fece delle segnalazioni alle autorità.
Nel frattempo i contribuenti pagano onerose bollette della spazzatura…. Vergogna, vergogna, vergogna…. Ma in questa città nessuna la prova, anzi ne approfittano per il proprio tornaconto..