Gela. La preoccupazione e lo sconforto si fanno sentire sempre di più tra gli agricoltori locali. “L’estate sarà bruttissima e quando tutti prenderanno coscienza del fatto che non c’è acqua a sufficienza per irrigare la tensione salirà ancora”, dice Liborio Scudera. Dal Consorzio di bonifica, come conferma lo stesso Scudera, stanno comunicando che non sarà possibile assicurare acqua per i nuovi impianti nei campi e a rischio ci sono le produzioni tipiche. Uno stato di fatto che alimenta la rabbia di tanti operatori del settore. Diversi di loro sono intenzionati a rivolgersi alla procura, perché ritengono ci siano pesanti responsabilità della Regione, che ha la piena competenza sulle dighe. “Come si fa a gettare l’acqua in mare, come è accaduto fino allo scorso marzo, sapendo che l’emergenza era dietro l’angolo? – aggiunge Scudera – perché l’acqua di Disueri non è stata invasata a Cimia, piuttosto che finire in mare? Quel che è peggio, è la presa in giro, perché continuano ad assicurarci che l’acqua è stata invasata a Cimia, ma così non è. Quindi, se ci sono dei responsabili è giusto che siano individuati. Ci siamo visti anche venerdì per decidere. Il danno che stanno causando è da milioni di euro e mette in ginocchio interi territori, come quelli di Gela e Niscemi”. Scudera, che aveva già lanciato l’allarme, si rammarica della scarsa risposta della politica locale. Alcuni mesi fa, l’amministrazione comunale aveva aperto un tavolo con la Regione, proprio sulle dighe, ma sviluppi particolari, ad oggi, non ce ne sono stati.
“Non abbiamo avuto nessun riscontro dal sindaco e dall’amministrazione comunale – aggiunge Scudera – da Fratelli d’Italia si sono detti disponibili ad organizzare un incontro in Regione, ma servono risposte subito. La situazione è grave per un comparto che già era in crisi prima e ora rischia di chiudere i battenti. Come faremo senza acqua per irrigare? Purtroppo, la colpa non è neanche del Consorzio di bonifica, ma della Regione. Il presidente Musumeci non ha mai toccato l’argomento. Lo sottovaluta e noi ci vediamo costretti a non avere neanche un programma di lavoro”. Un settore che assicura occupazione si trova davanti all’ennesimo incubo.