Gela. Nel suo appartamento del quartiere Carrubbazza, i carabinieri entrarono in cerca di armi. Le tre anfore nascoste in un armadio. All’interno di un armadio, però, trovarono tre anfore di probabile età ellenica, ricoperte da lenzuola e piumoni. Adesso, arriva la condanna a tre mesi di reclusione, con pena sospesa, per il quarantatreenne Emanuele M. La condanna pronunciata dal giudice Manuela Matta è sicuramente meno pesante rispetto alle richieste formulate dal pubblico ministero Giampiero Cortese. Il pm, davanti alla contestazione d’impossessamento illecito di beni culturali, ha chiesto la condanna a un anno di reclusione.
“Non ci fu una perizia tecnica”. I difensori dell’imputato, i legali Salvo Macrì e Rosario Prudenti, però, sono riusciti a ridimensionare le accuse in aula. Stando alla difesa, infatti, non sarebbe mai stata effettuata una vera e propria perizia tecnica per accertare l’eventuale valore storico delle tre anfore né per poterle datare. Gli unici accertamenti tipologici sarebbero stati effettuati senza ulteriori approfondimenti. Per i carabinieri e per i magistrati della procura, le tre anfore sarebbero state recuperate nei fondali della costa, nei pressi di contrada Bulala. L’imputato, invece, negò sostenendo di averle ricevute, in eredità, dal padre.