Gela. E’ stato coinvolto nell’inchiesta “Exitus”, perché considerato tra i più vicini al boss sessantenne Salvatore Rinzivillo, attualmente detenuto sotto regime di carcere duro. L’avvocato Grazio Ferrara è a processo per i fatti ricostruiti dai pm della Dda di Caltanissetta. Questa mattina, è durato diverse ore l’esame di uno dei poliziotti della mobile nissena, che partecipò attivamente all’intera inchiesta “Exitus”. Vennero ricostruiti e monitorati gli incontri tra Ferrara e il boss Rinzivillo. Gli investigatori sono convinti che ci fosse un rapporto non solo professionale, visto che Ferrara era legale di fiducia di Rinzivillo. Per gli inquirenti, sarebbe stato una sorta di ambasciatore, soprattutto dopo l’arresto del sessantenne, coinvolto nella maxi inchiesta antimafia “Extra fines”. Rispondendo alle domande del pm della Dda Davide Spina, il poliziotto ha ricostruito anche viaggi e spostamenti in Sicilia che Ferrara condivise non solo con Rinzivillo, ma anche con Carmelo Collodoro, a sua volta coinvolto nell’indagine “Exitus”, anche se per la sua posizione gli atti vennero trasmessi ai pm di Catania. Il legale, finito a processo, si è sempre difeso, escludendo di aver sostenuto l’attività criminale del gruppo di Rinzivillo. Il legale di Ferrara, l’avvocato Giacomo Ventura, ha inoltre sottolineato, sulla scorta delle parole del testimone, che in realtà gli investigatori non hanno mai avuto riscontri su attività illecite del professionista. Sugli incontri in carcere, tra lo stesso Ferrara e Rinzivillo, che era stato da poco arrestato, la difesa ha spiegato che in realtà ci fu solo una visita nella struttura penitenziaria, per ragioni di mandato. Anche in quel caso, secondo la difesa, Ferrara non avrebbe passato informazioni al boss ed è stata negata l’ipotesi dei pizzini. Successivamente, l’avvocato non diede seguito ad altre richieste di incontro, avanzate da Rinzivillo. Nel corso del lungo esame testimoniale, il poliziotto si è soffermato anche sul presunto ruolo di Emanuele Zuppardo. E’ a sua volta a processo, difeso dall’avvocato Roberto Afeltra. Anche lui, secondo le contestazioni avrebbe fatto parte della ristretta cerchia di Rinzivillo. I primi incontri vennero monitorati dagli inquirenti quando l’imputato era ancora detenuto a Milano, ma poteva usufruire di permessi per lasciare la struttura. Quando gli vennero concessi i domiciliari in città (sempre con permessi), si sarebbe messo a disposizione del boss, partecipando ad un summit di mafia, in un bar, nella zona di via Tevere. Oltre a Rinzivillo e Zuppardo, c’erano leve più giovani del gruppo.
“Fu una riunione molto concitata”, ha detto il poliziotto. In base a quanto emerso, Zuppardo avrebbe fatto da tramite per un incontro con un esponente della criminalità organizzata del trapanese, poi incontrato da Rinzivillo a Salemi, dove venne accompagnato da Ferrara.