Gela. Rocco Bassora, 43 anni, 15 dei quali trascorsi in carcere. Dal 10 aprile è un uomo libero. “Costretto a vendere la mia fede nuziale”. Ha scontato tutte le pendenze che hanno caratterizzato la sua gioventù. Eppure la società civile continua a colpevolizzarlo. Il suo reinserimento è utopistico. Come la possibilità di sognare un’assunzione. Non solo per il particolare momento economico. Per sbarcare il lunario è stato costretto a vendere la “fede” del matrimonio e quella della moglie. “Era un segno di dignità e un appiglio per andare avanti. E’ servita ad accorciare le distanze con mia moglie quando ero costretto a vivere in una cella – spiega Rocco Bassora – Vendendola, ho racimolato poco più di duecento euro, indispensabili a pagare alcune utenze (gas e luce) e dare da mangiare alla mia famiglia. Con mia moglie è facile farmi comprendere e illustrare lo scenario economico disastroso. Lei mi capisce. Altra storia con i miei figli, soprattutto con i due gemelli nati il 10 agosto dello scorso anno. Loro, quando hanno fame, piangono. Non ci sono scuse che tengano”.
“Voglio lavorare per la collettività”. Il pregiudicato Rocco Bassora, in verità, era riuscito a fare parlare di se anche positivamente quando fondò una cooperativa di servizi sociali composta da soli ex detenuti. Lui, Bassora, è il presidente. “L’associazione “Ex detenuti” era diventata un vessillo positivo sia per l’amministrazione comunale che per l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” – sostiene Bassora – Con l’aiuto dell’amministrazione comunale, io e altri ex detenuti, abbiamo bonificato molte aree urbane abbandonate, tra siti archeologici e parchi pubblici. Abbiamo alternato la gratuità ai compensi economici. In alcune occasioni ci siamo spesi, mettendo in campo il nostro sudore, in cambio della fiducia che ci è stata data. Poi sono dovuto tornare in carcere per espiare l’ultima pena ancora pendente. Un anno e quattro mesi. Il mio primo pensiero, dal 10 aprile, era riprendere quello che avevo iniziato e lasciato in sospeso: lavorare per la collettività e rendere pubblico il mio cambiamento. Così invece non è stato. Spero che l’associazione “Ex detenuti” che rappresento possa tornare a operare per qualunque amministrazione si insedierà dopo il ballottaggio”.