Gela. A dieci anni dal referendum popolare che sancì la natura pubblica del servizio idrico e la fine della gestione privata, niente si è mosso. Gli esponenti del Forum per l’acqua pubblica ritornano a chiedere che la politica e le istituzioni si pronuncino, soprattutto in territori come quello locale, dove la gestione del servizio è completamente privata, attraverso Caltaqua e il sovrambito di Siciliacque. Un sistema che ha determinato un vertiginoso aumento delle tariffe, in cambio di servizi decisamente non adeguati. Il Forum, con una missiva, ha scritto alla Regione e all’Ars, ma chiede risposte anche alle Assemblee territoriali idriche di Caltanissetta ed Enna. “Sono passati quasi dieci anni dai Referendum Popolari del 12 e 13 giugno 2011 che hanno sancito che la gestione dei servizi pubblici locali, a partire dall’Acqua Bene Comune, deve essere pubblica. La maggioranza assoluta degli italiani 27.000.000 e dei siciliani 2.123.492, col 97,9 per cento di sì hanno cancellato la possibilità di fare profitti sulla gestione dei servizi pubblici. In termini di voti espressi, i referendum superano quelli raccolti dalle forze politiche di maggioranza e opposizione delle ultime legislature regionali; ma quanto conta per la politica la volontà popolare? Vorremmo una risposta inequivocabile. A dieci anni da quella straordinaria vittoria – si legge nella missiva – e malgrado l’approvazione della legge regionale 19/2015, che dichiara l’acqua un diritto umano inalienabile non assoggettabile a ragioni di mercato, la cui gestione è realizzata senza finalità lucrative, la Regione non ha ancora assunto la responsabilità di attuare il dettato della legge. La multinazionale francese Veolia è ancora proprietaria del 75 per cento di Siciliacque gestore del sovrambito regionale, nelle provincie di Caltanissetta ed Enna gestiscono i privati. Quando saranno valutati il mancato rispetto dei contratti di gestione, l’aderenza al Protocollo di legalità, il danno ambientale, sociale ed economico prodotto da queste privatizzazioni? Il Forum lo chiede da anni senza risposta. Il timore è che il disastro a cui non si è posto rimedio neanche con i poteri sostitutivi dei commissariamenti regionali di questi anni, torni utile oggi per consegnare definitivamente la gestione dell’Acqua a multinazionali e gestioni private opache, se non criminogene, i cui interessi si fanno più forti e pressanti in vista della possibilità di gestire i finanziamenti della programmazione EU 2021-27 e del Pnrr in Sicilia”.
Il Forum attende vere risposte dalla deputazione territoriale, dai sindaci e dai vertici dell’Ati, presieduta dal primo cittadino di Niscemi Massimiliano Conti. Secondo i movimenti che si battono per il ritorno alla gestione pubblica, l’unica soluzione è la costituzione di un’azienda consortile, di proprietà dei soli Comuni, senza la presenza di privati. “Al governo ed al Parlamento Regionale chiediamo di avviare il recesso dalla convenzione con Siciliacque spa, facendo una oculata valutazione economica e politica sulla base degli esorbitanti costi riscontrabili nei bilanci della Regione dal 2004 ad oggi, del rispetto del contratto di gestione, della sentenza del Tar sulla tariffazione illegittima che di fatto raddoppia il costo dell’acqua per i siciliani, soprattutto del rispetto della legge 19/2015 e della volontà Popolare. Ai Consigli comunali e ai sindaci riuniti nelle Assemblee Territoriali Idriche, che entro il 2021 dovranno individuare la forma di gestione del servizio e affidare la gestione ad un unico soggetto per ogni provincia, chiediamo di deliberare per la costituzione di un’Azienda Speciale Consortile, cioè un ente di diritto pubblico di proprietà di tutti i Comuni che metta in sicurezza il bene comune primario da ogni possibile speculazione. Alle Ati di Caltanissetta e Enna di risolvere i contratti. Alle forze politiche di esprimersi, ovvero gestione pubblica e partecipativa o mercificazione e profitto?”. Con l’arrivo dell’estate, quello del servizio idrico in città ritorna ad essere un tema molto difficile da gestire, con i numerosi disservizi di Caltaqua, che mettono in ginocchio interi quartieri, in attesa dell’esito dei controlli predisposti dall’Ati.