Gela. Le avrebbe reso la vita impossibile dopo la fine della loro relazione.
“Non l’ho mai picchiata”. A rispondere di stalking e minacce ai danni di una badante romena è un bracciante agricolo tunisino, finito a processo davanti al giudice Chiara Raffiotta. Difeso dagli avvocati Giusy Ialazzo e Francesco Spata, però, si è difeso in aula. “Non le ho mai fatto del male – ha spiegato – per diversi anni abbiamo convissuto a Niscemi. Poi, di ritorno dalla Tunisia, ho scoperto che aveva un’altra relazione. Fu proprio il nuovo compagno a minacciarmi. Me ne dovevo andare da Niscemi. Mi bruciarono per due volte il portone d’ingresso dell’abitazione. Per questo motivo, mi sono trasferito a Gela. Non sapevo che, intanto, anche lei fosse venuta a vivere in città”.
“Sapeva della mia futura moglie”. Il bracciante ha escluso di aver sottoposto a violenza l’ex convivente. “Lei sapeva benissimo che in Tunisia c’era la mia futura moglie – ha continuato – dovevo sposarmi e l’avevo messa al corrente di tutto. Il suo nuovo compagno, insieme a due amici, mi trovò a Gela e mi aggredì a bastonate”. La donna, intanto, ha scelto di costituirsi parte civile con l’avvocato Giuseppe D’Alessandro. Fu la badante, alla fine, a denunciare l’ex convivente. Adesso, in aula, sarà una conoscente della donna a fare maggiore chiarezza sui fatti al centro del processo. Il giudice Raffiotta ha scelto di sentirla in qualità di testimone.