Gela. C’è il grossista del pesce che per lavorare al mercato ittico di Catania ha dovuto mettersi a posto con il clan e l’imprenditore edile costretto ad acquistare materiale di dubbia provenienza. L’estorsione all’imprenditore edile. Entrambi gelesi ed entrambi vittime del clan dei “carcagnusi” retto dalla famiglia Mazzei. Spaccati che emergono da uno degli stralci giudiziari dell’inchiesta antimafia “Scarface”. Tra le vittime del gruppo attivo a Catania e nelle aree limitrofe, c’era appunto l’imprenditore Rosario M. Il clan, per i cantieri avviati nella zona, gli avrebbe imposto l’acquisto di materiale da un’azienda controllata da affiliati. Materiale, in gran parte, proveniente da furti o dai magazzini di aziende oramai decotte. Totale di quella che i magistrati etnei ritengono una vera e propria estorsione, circa undicimila euro. A riscuotere il denaro sarebbero stati proprio i “carcagnusi”. Ammissioni sono arrivate dall’imprenditore finito al centro delle richieste.
Il “contributo” per lavorare al mercato ittico. Per lavorare allo “sgabello”, il mercato ittico di Catania, un grossista gelese, invece, ha dovuto prima pagare la messa a posto come contributo iniziale per poi ottenere il via libera dal clan Mazzei.