Gela. I danni non sono stati ancora quantificati, ma dopo un incendio che si è protratto per oltre ventiquattro ore, nel cuore della Riserva orientata Biviere, è quasi certo che saranno ingenti. Il fronte del fuoco si è estinto solo nel pomeriggio di ieri e alla fine, oltre a diversi chilometri di vegetazione, anche un capanno è stato seriamente danneggiato dalle fiamme. I vigili del fuoco e gli operatori della Riserva hanno cercato di evitare il peggio. Ora, però, bisogna cercare di individuare soluzioni per un’area, che da decenni è sotto l’attenzione anche di chi appicca il fuoco. Non è da escludere che il rogo partito martedì pomeriggio possa avere natura dolosa, anche se saranno accertamenti più approfonditi a dare il responso. Ieri, anche i carabinieri del Comando unità forestali, ambientali ed agroalimentari, sono arrivati al Biviere. I militari probabilmente stanno compiendo accertamenti su tutto quello che possa ruotare intorno ai roghi nell’area protetta e alle discariche illecite, anche di rifiuti pericolosi. La “terra dei fuochi” del Biviere, a differenza del passato, sembra adesso avere una considerazione maggiore, anche da parte delle istituzioni locali. Non è da escludere che possa essere avviata un’indagine sul rogo che si è esteso nel cuore dell’area protetta, a ridosso del lago. “Con pochi fondi, se ci fossero stati messi a disposizione, sarebbe stato possibile predisporre sistemi per arginare il fuoco – dice Emilio Giudice della Lipu – con costi minimi, avremmo potuto limitare i danni. Noi, da anni, cerchiamo solo di riportare la presenza dello Stato in aree dove non c’è mai stato. Sicuramente, l’interesse della prefettura e delle forze dell’ordine è positivo. Siamo pronti a collaborare, così come abbiamo fatto sempre con le nostre denunce, senza che ad oggi ci sia stato un vero riscontro”.
Giudice e gli operatori della Riserva sono da sempre in prima linea, in un’area protetta che ha spesso attirato gli interessi, anche illeciti, di tanti. Tra roghi e discariche, sarà fondamentale preservare la Riserva, a partire dal rispetto dei piani di risanamento, trovando un equilibrio maggiore, in una zona ormai costantemente lambita dall’agricoltura intensiva.