Gela. Non ci sono elementi per ipotizzare danni ambientali e al territorio.
Il tar Lazio ha dato il via libera alle trivellazione nel golfo di Gela autorizzate dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare al colosso energetico Eni. Sono state rigettate tutte le accuse sui presunti sospetti mossi dalle associazioni ambientaliste e dai sindaci dei comuni che insistono lungo la costa siciliana che si estende da Ragusa ad Agrigento.
Erano stati gli ambientalisti di Greenpeace, World Wide Fund for Nature (WWF), Italia Nostra, Legambiente, Lega Italiana Protezione degli Uccelli (Lipu), e i Comuni di Ragusa, Santa Croce Camerina, Palma di Montechiaro, Licata, Scicli, Associazione nazionale dei Comuni Italiani (Anci), Legacoop Pesca Sicilia, Touring Club Italia, tutti rappresentati e difesi dall’avvocato Valentina Stefutti, a chiedere l’annullamento delle concessioni ministeriali sull’attività di perforazione e ricerca di giacimenti di gas. Secondo gli ambientalisti, lo studio di incidenza ha ignorato anche la valutazione della riserva orientata del sito naturalistico del lago Biviere. L’attività di perforazione, inserita nel progetto da 2.2 miliardi di euro approvata dal Mise che prevede anche la riconversione della fabbrica di contrada Piana del Signore, andrà avanti. Nello specifico, il progetto prevede anche un’area a terra di circa 2.500 metri quadrati per la realizzazione di infrastrutture di connessione con la rete di distribuzione e stoccaggio temporaneo, a circa 5 chilometri dal centro abitato della città. Tra le contestazioni gli ambientalisti avevano evidenziato che l’area era situata all’interno del Canale di Sicilia, ritenuto strategico per le rotte marine e per la presenza di fauna marina, tra cui specie protette di cetacei tutelati, oggetto del programma di ricerca denominato “Biodiversità Canale di Sicilia; inoltre era ubicata all’interno delle aree dove ricadono vincoli zps, come la torre di Manfria, il lago Biviere e in prossimità del sic “Biviere e Macconi di Gela. Il presidente del tar Lazio ha condannato ambientalisti e sindaci dei comuni al pagamento di 6 mila euro, relativo alle spese legali.