Gela. Sono state ammesse le produzioni documentali, avanzate anche dalle difese degli imputati, attualmente a processo davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, nel procedimento di secondo grado che coinvolge i coinvolti nell’inchiesta antimafia “Extra fines”. Il gup del tribunale nisseno, al termine del giudizio abbreviato, in primo grado, pronunciò la condanna più pesante per il sessantenne Salvatore Rinzivillo, considerato nuovo capo dell’omonima famiglia di Cosa nostra. Venti anni di reclusione, questo quanto deciso dal gup. Condanne, tutte impugnate dalle difese, così come quella per Rinzivillo, sono state emesse inoltre nei confronti di Giandomenico D’Ambra, Ivano Martorana, Gaetano Massimo Gallo, Giuseppe Flavio Gallo, Filippo Giannino, Emanuele Romano, Alessandro Romano, Aldo Pione, Rosario Pione, il carabiniere Marco Lazzari e Rolando Parigi. I legali di difesa hanno prodotto, tra le altre, la sentenza di primo grado, emessa in un altro filone processuale della stessa indagine, ma anche una pronuncia della Cassazione che ha escluso il metodo mafioso per la posizione di Rinzivillo. A fine mese, toccherà alla procura generale avanzare le proprie richieste. Sulla decisione di primo grado, anche i pm hanno presentato appello. Esporrà le proprie conclusioni l’avvocato Vittorio Giardino, che è parte civile per un imprenditore che avrebbe ricevuto pressioni e minacce da esponenti del clan. Sarà poi la volta di tutti i difensori.
La decisione dovrebbe arrivare a fine settembre. Uno degli imputati ha chiesto di poter rilasciare dichiarazioni spontanee e lo farà nel corso della prossima udienza, fissata per fine mese. I coinvolti, tutti accusati di aver gravitato intorno a Rinzivillo, sono difesi dagli avvocati Roberto Afeltra, Cristina Alfieri, Giuseppe D’Acquì, Rocco Guarnaccia, Giovanni Lomonaco, Michele D’Agostino, Umberto Goffi, Angelo Pacchioni, Patrizio Mercadante, Domenico Mariani, Giuseppe Minà, Francesco Maggiolini e Pierpaolo Dell’Anno.