Gela. “Credo che il sindaco abbia ormai le idee piuttosto chiare, dopo tutti gli incontri fatti con gli alleati. E’ arrivato il momento di chiudere”. Il vicesindaco Terenziano Di Stefano, che la scorsa settimana insieme al gruppo civico di “Una Buona Idea” ha confermato l’appoggio all’avvocato e alla maggioranza, invita i pro-Greco a fare quadrato. Troppi scontri interni e una tensione palpabile durante l’intero periodo dell’emergenza sanitaria, hanno fatto da “coreografia” politica ad un’alleanza, che per Di Stefano ora va “ufficializzata”. I vertici locali del Pd si sono praticamente tirati fuori da ogni eventuale ipotesi di rientro, mentre Italia Viva (seppur non siano mancate le proteste interne alla coalizione) ha scelto di stare con Greco. “Il puzzle deve essere definito – dice ancora Di Stefano – noi siamo pronti a firmare un documento programmatico, inserendo tutto ciò che bisognerà portare a termine entro fine mandato. Lo abbiamo ribadito più volte, i civici sostengono il progetto del sindaco e siamo disponibili a metterlo nero su bianco, insieme agli altri alleati”. L’assessore, però, è piuttosto risoluto nel chiedere, ancora una volta, che la maggioranza vada avanti seguendo condizioni politiche, valide per tutti, senza esclusioni.
“Chi fa parte della maggioranza – aggiunge – deve garantire la propria presenza in aula consiliare, come fanno i consiglieri di “Una Buona Idea” e altri esponenti dell’alleanza. Anche al termine del dibattito sul trasporto disabili, la maggioranza ha rischiato di essere in inferiorità al momento del voto sull’atto di indirizzo presentato dall’opposizione. Se si fosse trattato del bilancio oppure di un altro atto dell’amministrazione, cosa sarebbe accaduto? Poi, chiaramente, bisognerà assicurare il giusto peso ai partiti e ai movimenti che fanno parte della maggioranza. Chiarire porta serenità nei rapporti interni”. Di Stefano, che ormai da tempo dimostra di non voler fare passi indietro, appoggiando pienamente il progetto di Greco, lancia segnali politici a tutti gli alleati, “critici” o meno. Il patto di fine mandato potrebbe essere la garanzia politica per evitare ribaltoni in corsa e anestetizzare le troppe anime di una maggioranza che non si è mai dimostrata veramente compatta, tra duri scontri verbali e assenze strategiche.