Gela. L’indagine, piuttosto estesa, partì da alcune fonti confidenziali e da segnalazioni arrivate a forze dell’ordine e pm della procura. Il sospetto era che ci fossero costanti furti di gasolio dalle condotte della raffineria di contrada Piana del Signore. Vennero effettuati appostamenti e diversi anni fa, nel tratto di costa a Bulala, scattò il blitz. Vennero individuati e fermati anche due pescatori e il titolare di un’azienda agricola, che secondo le accuse avrebbe fatto da base logistica per stoccare il gasolio. Le contestazioni però sono cadute e il giudice Miriam D’Amore ha assolto Rosario Ardore, Salvatore Vittoria ed Emanuele Bassora. Erano accusati di aver messo le mani nel giro di furti, con i fusti di gasolio che sarebbero poi stati trasferiti usando le barche, per spostarsi di notte indisturbati. Il pm Pamela Cellura, a conclusione della requisitoria, ha confermato le accuse, chiedendo la condanna a due anni di reclusione ciascuno per i tre imputati. Le difese sostenute dagli avvocati Nicoletta Cauchi e Claudio Cricchio, hanno però rivisto del tutto la ricostruzione, escludendo che i pescatori, Bassora e Vittoria, e il titolare dell’azienda agricola, Ardore, siano mai stati coinvolti nel giro di furti. I difensori, tra le altre cose, hanno anche spiegato che da Eni non arrivarono segnalazioni di ammanchi e possibili furti.
Allo stesso tempo, Bassora, che ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee, ha ribadito che la notte del blitz si trovava in quel tratto di costa, ma solo per la pesca e non per il trasporto di gasolio. Il giudice D’Amore ha emesso un dispositivo di assoluzione, con la formula “perché il fatto non sussiste”.