Gela. “Le intercettazioni sono inutilizzabili”, perché autorizzate in altri procedimenti. L’eccezione è stata sollevata dalla difesa dell’avvocato Giuseppe Panebianco (sostenuta dal legale Maria Licata), ex commissario dell’Ato Cl2, che è a processo insieme a due ex sindaci, ai vertici di Tekra, a dirigenti e funzionari comunali. Le difese degli imputati si sono associati all’eccezione avanzata e il collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro ed Ersilia Guzzetta), scioglierà la riserva alla prossima udienza. Per le difese, il contenuto delle intercettazioni si lega ad altri procedimenti, uno di questi partito dalla denuncia dello stesso Panebianco, che diversi anni fa subì l’incendio dell’automobile, parcheggiata nel cortile interno dello stabile dove vive. In quel caso, si procedeva per danneggiamento e minaccia. Gli investigatori, iniziando ad approfondire, si misero su altre piste, fino a ricostruire un presunto sistema che avrebbe consentito, con patti illeciti, all’azienda campana Tekra di gestire l’appalto rifiuti in città attraverso una serie costante di proroghe e non rispettando gli obblighi contrattuali.
Oltre all’ex commissario Ato, sono a processo gli ex sindaci Angelo Fasulo e Domenico Messinese e ancora la proprietà di Tekra, con Alessio Balestrieri, Antonio Balestrieri e Maria Cerasuolo, oltre al referente locale del gruppo Andrea Dal Canton, il dirigente comunale Patrizia Zanone, l’ex direttore per l’esecuzione del contratto Valter Cosentino e la dirigente Concetta Meli, già in servizio all’Ato rifiuti. Tutti gli imputati hanno sempre respinto ogni contestazione, anche durante l’udienza preliminare che lo scorso anno portò a disporre il rinvio a giudizio. Le intercettazioni contestate dalle difese vennero autorizzate, in fase di indagine, anche in un altro procedimento, in quel caso avviato con ipotesi di frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta. In giudizio, il Comune è parte civile, con l’avvocato Francesco Salsetta. I primi testimoni dovrebbero essere in aula a luglio. Si tratta di militari della guardia di finanza, che effettuarono accertamenti e controlli anche contabili, e dell’imprenditore Giuseppe Romano, che denunciò possibili irregolarità nell’affidamento dell’appalto rifiuti, poi aggiudicato a Tekra. L’accusa è sostenuta dai pm Mario Calabrese e Luigi Lo Valvo. Gli imputati, invece, sono difesi dai legali Flavio Sinatra, Maria Licata, Rocco La Placa, Sinuhe Curcuraci, Salvatore Morreale, Franca Gennuso, Antonio Gagliano, Venere Salafia e Giuseppe D’Alessandro.