Zona rossa primo giorno, i gelesi provano ad adeguarsi

 
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Gela. Sembra quasi uno scherzo del destino: mentre gran parte delle regioni hanno riconquistato la zona gialla, la città si risveglia in zona rossa. Nelle ultime settimane la noncuranza delle disposizioni anti-covid ha comportato l’incremento del numero di contagi sino alla necessità di dover richiedere la zona rossa sulla quale concordano anche alcuni cittadini. “È stato necessario considerato il numero dei contagi– affermano alcuni cittadini – ma poteva essere fatto già da qualche settimana. Oggi sembra comunque un giorno di festa visto tutto quello che c’è in giro”. Attività commerciali non essenziali costrette a chiudere, possibilità di uscire solo se necessario e attività all’aperto sospese per ben 12 giorni, nella speranza di riuscire a contenere l’incremento dei positivi al covid in città. In precedenza, la zona rossa imponeva anche la chiusura degli istituti scolastici, questa volta, invece, nonostante le numerose classi già poste in quarantena, le scuole continueranno a restare aperte. “È una contraddizione evidente – sostengono i cittadini – tutto deve restare chiuso comprese le scuole perché la gente deve capire l’errore che sta facendo formando assembramenti”.

Nonostante la città si sia risvegliata in zona rossa, oggi sembra un classico sabato mattina in cui la gente continua a stare in giro e a creare assembramenti noncuranti delle nuove prescrizioni. C’è però chi giustifica questa situazione attribuendo la responsabilità anche alla carenza di controlli. “L’anno scorso c’è stato più controllo – ritengono alcuni cittadini – adesso, invece, i controlli quasi inesistenti portano la gente a sentirsi più libera”.

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