Gela. Si è difeso e ha parlato, davanti al gip del tribunale, per quasi due ore. L’imprenditore cinquantunenne Massimo Barranco ha respinto le contestazioni che gli vengono mosse. E’ attualmente agli arresti domiciliari dopo i provvedimenti chiesti e ottenuti dai pm della procura. Nell’inchiesta, coordinata dal sostituto Federica Scuderi, sono emersi presunti illeciti nella gestione dell’azienda Eurograni, poi fallita. Secondo i pm e i finanzieri, Barranco avrebbe sistematicamente operato per distrarre fondi dalla società e trasferirli ad una nuova entità aziendale, la Mediterranea, con sede a Catania e uffici anche in città. Operazioni, che per gli investigatori sarebbero servite solo a sottrarre il patrimonio al fallimento. Tra le accuse, quelle di bancarotta e autoriciclaggio. Difeso dagli avvocati Flavio Sinatra e Antonio Gagliano, l’imprenditore ha ripercorso le vicende legate all’attività delle due aziende, spiegando di aver rispettato sempre le regole, senza distrarre fondi. E’ stato sentito dal gip Ersilia Guzzetta, anche in presenza del pm Scuderi. Gli interrogatori erano fissati anche per gli altri indagati, tutti stretti collaboratori dell’imprenditore e professionisti che facevano parte del collegio dei revisori delle aziende, attive nel mercato del brokeraggio internazionale dei grani, con fatturati piuttosto elevati.
Nell’inchiesta sono coinvolti, seppur senza misure personali, il liquidatore della Eurograni Antonio Lombardo, l’amministratore della nuova società Caterina Pirrè e i componenti del collegio sindacale della Eurograni Alessandro Micale, Michele Catania, Vincenzo Cirignotta e Nicola Alessio Gennuso. Tra gli indagati, c’è inoltre Pio Di Donato.