Gela. I pm della procura, come hanno spiegato questa mattina il procuratore capo Fernando Asaro e il sostituto Federica Scuderi, ritengono che l’imprenditore cinquantunenne Giuseppe Massimo Barranco per anni abbia operato con l’obiettivo di appropriarsi dei fondi della Eurograni, importante società che operava anche a livello internazionale sul mercato del brokeraggio dei grani. L’azienda fu dichiarata fallita e secondo le accuse Barranco, con il supporto dei professionisti che se ne occuparono, sarebbe riuscito a far transitare il patrimonio della Eurograni alla società Mediterranea, che dal settore dell’immobiliare venne convertita a quello dei grani. Nei prossimi giorni, verrà sentito dal gip. Barranco, cognato del sindaco Lucio Greco, è un imprenditore molto conosciuto in città e spesso è stato al centro di iniziative sportive di successo. Nel 2010, era presidente dell’Eurogroup Pallavolo Gela, società che militava in serie A2 di volley e che aveva come sponsor principale proprio la Eurograni, finita nell’occhio del ciclone. La passione per la vela lo ha portato, come armatore, a realizzare il Team Italia RC44 Sailing team che ha partecipato nel 2013 al RC44 Championship Tour, in una edizione del circuito riservato al monotipo con Extra 1. Nel 2014, ha messo la firma su un altro successo per la vela gelese alla prestigiosa regata Palermo-Montecarlo. L’imbarcazione Extra 1 di Barranco tagliò il terzo posto nella competizione organizzata dal Circolo della Vela Sicilia. Per i finanzieri e per i magistrati della procura, la strategia di Barranco sarebbe stata resa possibile dai professionisti, che invece avrebbero dovuto effettuare controlli. Così, risultano indagati a piede libero, sottoposti al divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche per la durata di un anno, altre sette persone.
Si tratta del liquidatore della Eurograni Antonio Lombardo, dell’amministratore della nuova società Caterina Pirrè e dei componenti del collegio sindacale della Eurograni Alessandro Micale, Michele Catania, Vincenzo Cirignotta e Nicola Alessio Gennuso. Tra gli indagati, c’è inoltre Pio Di Donato. Secondo le accuse, tutti i coinvolti avrebbero favorito la distrazione dei fondi che viene addebitata a Barranco, per un ammontare non inferiore ai due milioni di euro.