Intesa Eni, area di crisi? “Nessuna risposta”: 200 cassintegrati nell’indotto

 
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Gela. “Nessuna risposta né da Palermo né dal ministero del lavoro”.

Niente area di crisi. La dichiarazione dell’area di crisi complessa, dopo l’accordo concluso lo scorso novembre al ministero dello sviluppo economico sugli investimenti Eni in città, è ufficialmente diventata un caso. Doveva essere il primo, immediato, passaggio all’indomani della firma del protocollo generale d’intesa. Ad oltre un mese di distanza, non è mai stata convocata neanche una singola riunione della giunta regionale che potesse deliberare la tanto attesa dichiarazione. Nessun risposta è arrivata neanche dopo la missiva ufficiale indirizzata al presidente Rosario Crocetta e firmata dai segretari provinciali confederali di Cgil, Cisl e Uil Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro.  “Sarebbe molto importante – spiega il segretario confederale Cisl Emanuele Gallo – che la situazione si sbloccasse. L’area di crisi complessa potrebbe assicurare agevolazioni sia alle aziende attualmente impegnate nell’indotto della fabbrica Eni che a quelle che fossero interessate ad investire in città”.

Almeno 200 cassintegrati nell’indotto. Il nodo essenziale, comunque, rimangono gli ammortizzatori sociali straordinari che andrebbero a coprire le spalle di centinaia di operai dell’indotto della raffineria di contrada Piana del Signore. Al ministero del lavoro competente in materia tutto tace.  “Allo stato attuale – dice il segretario provinciale dei metalmeccanici della Uilm Nicola Calabrese – sono più di duecento gli operai attualmente interessati da cassa integrazione e da altri ammortizzatori sociali. Purtroppo, la fase di riconversione a green refinery della fabbrica ha sostanzialmente fermato molti lavori già in esecuzione. Saranno mesi di enormi difficoltà”. I tecnici Eni, infatti, sono impegnati nel portare avanti i programmi d’ingegnerizzazione che dovrebbero essere propedeutici all’avvio dei primi lavori di riconversione. Una fase che, al momento, non prevede manutenzioni o interventi tali da assegnare commesse alle tante società dell’indotto che per anni hanno lavorato quasi esclusivamente sotto monocommittenza Eni. 

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