La nuova mafia tra Gela e Niscemi, stangata per tre: dodici anni ad Alessandro Barberi

 
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Gela. Trent’anni di carcere, complessivamente, per i vertici del nuovo clan di cosa nostra che stava per riorganizzarsi sull’asse Gela-Niscemi.

Dodici anni per Alessandro Barberi. La decisione è stata pronunciata dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta Alessandra Giunta. Dodici anni di reclusione sono stati inferti ad Alessandro Barberi; dieci anni e quattro mesi per Alberto Musto; otto anni e due mesi per Fabrizio Rizzo. In questo modo, il gup ha accolto in pieno le richieste formulate dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Stando alle accuse, il gelese Alessandro Barberi, appena scarcerato, avrebbe iniziato nuovamente a riallacciare i rapporti con il gruppo niscemese, sotto l’ombra del boss Giancarlo Giugno. Il giovane Alberto Musto avrebbe intessuto i contatti proprio per conto di Giugno. Nell’operazione “Fenice” finì anche il pastore Fabrizio Rizzo: alcuni incontri ricostruiti dagli agenti della squadra mobile di Caltanissetta si sarebbero tenuti proprio nell’ovile dell’imputato. Per dare un’impronta alla riorganizzazione, il gruppo avrebbe preso di mira imprenditori e commercianti, soprattutto niscemesi. Non a caso, la famiglia Lionti avrebbe subito minacce e intimidazioni, con tanto d’incendi. Si sono costituiti parte civile insieme al comune di Niscemi e all’associazione antiracket Gaetano Giordano: il gup ha riconosciuto il loro diritto al risarcimento dei danni.

Le dichiarazioni dell’ex collaboratore. I difensori dei tre imputati, giudicati con il rito abbreviato, hanno contestato le accuse nel corso dell’intero procedimento. Gli avvocati Francesco Spataro, Flavio Sinatra e Antonio Impellizzeri hanno escluso l’esistenza di un nuovo clan, mettendo in dubbio le conclusioni investigative. Tra i punti deboli delle accuse, secondo i difensori, il fatto che le indagini presero il via dalle dichiarazioni di Roberto Di Stefano, per alcuni mesi collaboratore di giustizia e, poi, arrestato a conclusione del blitz “Fabula” con l’accusa di essere inserito nel clan Rinzivillo. Dichiarazioni, quindi, che sarebbero state prive di valore. Le difese, inoltre, hanno già preannunciato l’intenzione di impugnare la sentenza del gup. Per gli stessi fatti, altri tre arrestati nel blitz “Fenice” si trovano davanti al collegio del tribunale di Gela: Luciano Albanelli, Salvatore Blanco e Alessandro Ficicchia hanno scelto di farsi giudicare in dibattimento.

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