Gela. La crisi economica è palpabile e gli esercenti locali ne stanno risentendo, soprattutto a seguito delle restrizioni anti-Covid. L’allarme, ieri, è partito dai vertici territoriali di Confesercenti, ma anche secondo il presidente provinciale di Casartigiani del Golfo Antonio Ruvio le misure di tutela attuali non bastano. “Bisogna ammetterlo. È stato un fallimento. Si è chiesto un sacrificio enorme, insopportabile e oltre tutto inutile, ai solo acconciatori, ai centri estetici, ai gioiellieri e ai ristoratori, che hanno chiuso per legge. Non è corretto, non è giusto. C’è grande affluenza nelle strade, tutti gli altri negozi sono gremiti, la popolazione ignora le restrizioni perché non ce la fa più e le forze dell’ordine sono materialmente insufficienti. I contagi – dice Ruvio – non tendono a diminuire se non anzi qualche giorno accennare ad aumenti di positivi con sintomi, morti e ricoveri in terapia intensiva. Fatta questa premessa, ormai condivisa dai più, tranne che dalla politica, soluzioni e proposte concrete. Il reddito di cittadinanza è un insulto, uno schiaffo in pieno volto, a chi oggi ha fatto questi sacrifici in nome di una nazione ingrata, occorre rivedere il dispositivo e ridisegnarlo come reddito di impresa. Possibile garantire 900 euro al mese a chi non ha mai lavorato? E nulla a chi ha creato economia e lavoro? I lavoratori dipendenti hanno la possibilità della cassa integrazione e ci pensa lo Stato, ma al titolare artigiano o commerciante, chi ci pensa? Il disoccupato è tutelato, il lavoratore dipendente è tutelato, finanche il carcerato con i suoi tanti problemi ha le sue piccole tutele all’uscita, così come il tossicodipendente, ma artigiani e commercianti?”. Ruvio richiama la necessità di una politica più attiva su questo piano.
“La politica non è cosciente che questi imprenditori non possono mettere la testa sul cuscino la sera, non possono sognare, progettare, vivere con dignità il quotidiano pur avendo capacità, mezzi e risorse. La politica dimostri vicinanza, elimini ogni suo compenso e lo devolva alle imprese chiuse, sarà poca cosa, ma sarà un gesto di vera solidarietà. Facile chiudere, più complicato riaprire. Le imprese non si riavviano con un tasto. Il decreto “Sostegni ex ristori” è meno di un’elemosina che lascerà fuori i più piccoli. Il divieto governativo di concedere contributi a imprese che non hanno il Durc in regola è un paradosso perché non consente di aiutare chi è in difficoltà. L’approssimazione e il navigare a vista sono evidenti. Si corra ai ripari ora, che si è superato di gran lunga il limite umano della pazienza e della dignità di un popolo di imprenditori. La politica, tutta arroccata nel palazzo – dice ancora Ruvio – ad eccezione di rari e sporadici casi, prenda coscienza del fallimento delle sue scelte e ripaghi immediatamente il sacrificio gratuito richiesto alle nostre imprese. Salveremo anche tante vite dal Covid con il vaccino, ma avremo ucciso l’Italia migliore, artigiani e commercianti”.