Gela. Il dibattimento è stato aperto davanti ai giudici del tribunale di Brescia. I magistrati dovranno valutare le accuse che i pm dell’antimafia muovono ai coinvolti nell’inchiesta “Leonessa”, ritenuti vicini al gruppo della stidda gelese, che avrebbe fatto base anche in Lombardia, puntando tra le altre cose su un vasto giro di compensazioni illecite. I giudici, in attesa che il dibattimento entri nel vivo, hanno accolto l’istanza avanzata dal legale di uno degli imputati, Carmelo Giannone. Sono stati revocati gli arresti domiciliari, come chiesto dal legale che lo difende, l’avvocato Maurizio Scicolone. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato molto vicino al consulente Rosario Marchese, considerato mente principale dell’affare delle compensazioni illecite. Ora, Giannone avrà l’obbligo di dimora. Per la difesa, i rapporti con Marchese non sarebbero mai stati finalizzati a condotte illecite. I due sono legati da vincoli di parentela, ma per il legale non ci sarebbe mai stato il coinvolgimento in attività irregolari. Tutte questioni che saranno affrontate dal collegio penale del tribunale bresciano.
Nell’istanza, è stato sottolineato inoltre come il trascorrere del tempo abbia comunque fatto venire meno ogni rischio di reiterazione degli eventuali reati.