Gela. Gli istituti di credito chiedono garanzie finanziarie per coprire l’anticipo sugli ammortizzatori sociali ma Smim e Elettroclima snc prendono tempo con l’obiettivo di effettuare maggiori verifiche. Il vertice in prefettura a Caltanissetta si conclude con un nulla di fatto.
Il vertice in prefettura. Alla presenza dei segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm, oltre che dei funzionari della prefettura, i rappresentanti delle due aziende, per anni impegnate nell’indotto Eni, hanno confermato tutti i loro dubbi. Da diverse settimane, si discute dell’intervento di un gruppo di banche che, almeno nelle intenzioni originarie, dovrebbe anticipare i pagamenti della cassa integrazione in favore di oltre cento operai, nell’attesa che l’Inps provveda a concludere l’intero iter. Gli istituti di credito, però, chiedono garanzie finanziarie proprio alle aziende interessate. A loro volta, gli imprenditori non appaiono convinti. Data la riduzione delle commesse e la crisi dei conti, Smim e Elettroclima snc preferirebbero soluzioni alternative per evitare di esporsi con gli istituti di credito. Lavoratori e sindacati, però, sono pronti a mettere sul tavolo della trattativa le somme dei tfr che, di conseguenza, non rappresenterebbero un impegno gravoso per i patrimoni aziendali.
Un nuovo incontro nei prossimi giorni. Un nuovo vertice in prefettura dovrebbe tenersi già la prossima settimana. Nulla, però, appare scontato. Gli operai attendono senza avere certezze. Quelli della Smim reclamano almeno due mensilità arretrate e le prospettive sono tutt’altro che rosee. Intanto, i sindacati dei metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm, con i segretari Orazio Gauci, Angelo Sardella e Nicola Calabrese, hanno ottenuto un passo indietro sul fronte dei circa tredici licenziamenti tra le fila dell’Elettroclima srl, gemella dell’Elettroclima snc. Insomma, il cielo sopra l’indotto Eni è sempre più scuro.