Gela. Assolto perché i fatti non sussistono. Si è concluso così il processo di primo grado ai danni del barista trentottenne Sandro Emmanuello. Arrestato dopo la denuncia. Venne arrestato nel febbraio di un anno fa con l’accusa di violenze e abusi sessuali sulla moglie. Fu la donna, al culmine dell’ennesima lite, a denunciarlo. In aula, però, gli scenari, nel corso del dibattimento, sono decisamente cambiati. La donna, sentita davanti al collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dalle colleghe Silvia Passanisi e Ersilia Guzzetta, ha ritrattato le precedenti dichiarazioni. Stando alla sua versione, il barista non le avrebbe imposto rapporti sessuali né l’avrebbe minacciata di morte: si sarebbe trattato, invece, solo di una lite con accuse reciproche. Una versione, però, che non ha convinto il pubblico ministero Antonio D’Antona, fermo nel chiedere la condanna dell’imputato a quattro anni e tre mesi di detenzione. Secondo il pm, i fatti contestati sarebbero stati provati. Diametralmente opposta, invece, la versione della difesa, rappresentata in aula dall’avvocato Angelo Licata. Il legale di Sandro Emmanuello ha sottolineato come i rapporti tra i coniugi si fossero oramai deteriorati a causa di reciproci tradimenti. Quindi, nessuna violenza né rapporti sessuali imposti. Non a caso, la difesa ha fatto leva proprio sulle dichiarazioni rese in aula dalla moglie di Emmanuello che ammise di “aver perso la testa e di averlo denunciato”. Il collegio, alla fine, ha accolto le indicazioni giunte dalla difesa, pronunciando un giudizio d’assoluzione. Emmanuello venne arrestato dagli agenti di polizia del commissariato dopo la denuncia sporta dalla donna. Inizialmente, venne accusato di aver sottoposto a ripetute violenze domestiche la coniuge dalla quale si è successivamente separato. I giudici hanno sentito, nelle precedenti udienze, anche il figlio della coppia che ha confermato la tensione tra i due, escludendo, comunque, vere e proprie aggressioni fisiche.